Festival di Torino

21/11/11 - Dal 25 novembre al 3 dicembre una ricchissima 29/a edizione con retrospettive su Altman e Sion Sono, documentari e titoli underground.

A differenza di altri festival italiani di rilievo internazionale – come la Mostra del Cinema di Venezia e il Festival Internazionale del Film di Roma – che stanno tentando da un paio di anni di limitare il numero dei titoli in cartellone, il Torino Film Festival – la cui 29/a edizione si terrà dal 25 novembre al 3 dicembre – sembra voler resistere nella direzione di un programma ipertrofico e ricchissimo, per la gioia dei cinefili e dei veri appassionati. Un cartellone capace di offrire uno sguardo sulle maggiori tendenze del cinema contemporaneo, dal più commerciale al più sperimentale, senza dimenticare il tradizionale peso delle retrospettive. È questo infatti l’anno dell’omaggio a Robert Altman, forse la retrospettiva più impegnativa che Torino abbia mai offerto, vista l’ampiezza smisurata della filmografia del cineasta americano scomparso nel 2006. L’altro grande omaggio di quest’anno è invece dedicato al regista giapponese Sion Sono, quest’anno in concorso a Venezia con Himizu, di cui il festival proietterà quasi tutti i film.

Giunto al terzo anno di direzione, Gianni Amelio insieme al suo vice Emanuela Martini ha dato ormai un’impronta definita al festival, trasverendovi per certi versi la sua personalità, attenta sia ai film di maggior richiamo che a quelli più indipendenti, anche se non soprattutto italiani. Si spiega così ad esempio l’inserimento all’interno del concorso internazionale (Torino 29) di Ulidi piccola mia di Mateo Zoni, atteso esordiente con cui si spera di replicare il successo de La bocca del lupo di Pietro Marcello. E, a fianco di un secondo titolo italiano, I più grandi di tutti di Carlo Virzì, Torino 29 presenta altri 14 film, provenienti da cinematografie molto differenti, ma tutti contrassegnati dal low-budget e da uno sguardo personale, da A Little Closer dell’americano Matthew Peacocok a The Raid dell’indonesiano Gareth Huw Evans, sempre in cerca di nuove importanti firme del cinema mondiale (il concorso di Torino è da sempre riservato a registi esordienti o, al massimo, al loro terzo film). Lo spazio riservato al cinema più istituzionale è invece Festa mobile, il fuori concorso, in cui si spazia dall’anteprima di Moneyball – L’arte di vincere di Bennett Miller con Brad Pitt a quella di Midnight in Paris di Woody Allen, da The Descendants di Alexander Payne con George Clooney e Albert Nobbs di Rodrigo Garcia con Glenn Close nei panni di un uomo, a Miracolo a Le Havre di Aki Kaurismaki, cui verrà consegnato il Gran Premio Torino, fino ad una interessante selezione di recenti film horror/thriller (Bereavement di Stevan Mena, 388 Arletta Avenue di Randall Cole, Dernière séance di Laurent Achard, Mientras Duermes di Jaume Balagueró). Un occhio di riguardo è riservato all’autorialità del cinema francese (L’illusion comique di Mathieu Amalric, La guerre est déclarée di Valérie Donzelli, Les bien-aimés di Christophe Honoré), e, come di consueto ai documentari di Festa mobile, alcuni dei quali sono tra i titoli più attesi del festival: George Harrison: Living in the Material World di Martin Scorsese e Into the Abyss di Werner Herzog, senza dimenticare Jean-Marie Straub, Claire Denis e José Luis Guerin autori di un mediometraggio ciascuno per il progetto coreano Jeonju Digital Project 2011, e lo stesso Mathieu Amalric presente con un altro titolo, Joann Sfar (Dessins).

Altra sezione fondamentale del festival è Italiana.doc, spazio curato da Davide Oberto (come i documentari internazionali, Italiana.corti e Spazio Torino) in cui negli ultimi anni si sono visti i migliori prodotti del nostro cinema del reale. Dieci titoli in concorso con la caratteristica di molte co-produzioni internazionali, a dimostrazione di come il nostro sistema cinematografico stia cercando di relegare il cinema documentario sempre più ai margini. Identica importanza spetta anche a Onde, la sezione curata da Massimo Causo cui spetta lo sguardo più eccentrico nel campo del cinema: si passa da una cineasta appartata come Naomi Kawase che porta Hanezu No Tsuki a una istituzione dello sperimentalismo newyorchese come Jonas Mekas, presente con Sleepless Nights Stories. Infine, tornano gli spazi di Figli e amanti e di Cinema e cinemi. Nel primo, fortemente voluto dallo stesso Amelio, si chiede a un esponente del nostro cinema di presentare il film che più lo ha segnato (quest’anno sono stati invitati a scegliere il loro “film del cuore” Antonio Albanese, Ascanio Celestini, Michele Placido, Kim Rossi Stuart e Sergio Rubini); mentre con il secondo si vogliono omaggiare alcune figure di personalità legate al cinema, come ad esempio Alfonso Giannarelli, ideatore e primo direttore del Festival di Torino e autore nel 1972 del film Non ho tempo. Un ultimo doveroso omaggio, anch’esso realizzato per volere di Amelio, sarà quello dedicato all’attrice Dorian Gray, morta suicida il 16 febbraio 2011, di cui il festival proietterà alcune pellicole da lei interpretate, da Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni a Il mattatore (1960) di Dino Risi.

ALESSANDRO ANIBALLI

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Rubrica: Belli e indipendenti