Ida

Fotografata in uno splendido bianco e nero, "Ida" è un'opera dai toni molto sommessi che riesce a raccontare senza facili scorciatoie e insieme con grande rigore formale il percorso di maturazione di una giovane donna.

Nella Polonia degli anni ’60 vive Anna, una bellissima novizia in attesa di prendere i voti; qualche settimana prima della cerimonia la ragazza viene a sapere di avere ancora una zia e viene invitata dalla madre superiora a lasciare il convento per andarla a conoscere. La donna, Wanda, è un ex pubblico ministero comunista, responsabile di numerose condanne a morte di religiosi ed è ebrea, particolare che ha sempre nascosto ai propri capi per timore di ritorsioni. Anna scopre quindi di non essere cattolica, di chiamarsi in realtà Ida e di aver perduto i genitori durante una rappresaglia nella Seconda Guerra Mondiale. Timorosa di Dio e timida la prima, passionale, fumatrice incallita e amante dell’alcol la seconda, si mettono in viaggio per trovare l’uomo che finalmente svelerà dove sono seppelliti i corpi dei genitori di Ida e del piccolo figlio di Wanda. Lungo il tragitto, non senza qualche scontro, le due hanno l’occasione di conoscersi meglio; per Ida il confronto con quella figura femminile così emancipata e libera, pur profondamente sofferente, rapprenta un momento di svolta della sua vita. Così come l’incontro con un sassofonista che si fa conquistare da quella ragazza speciale, ignara del fascino che esercita sugli uomini.

Vincitore del premio FIPRESCI al Toronto International Film Festival e del London Film Festival, il lungometraggio di Pawel Pawlikowski, Ida, arriva in anteprima italiana al Torino Film Festival, in attesa dell’uscita nelle nostre sale prevista per il prossimo Marzo. Fotografata in uno splendido bianco e nero dal semi esordiente Lukasz Zal, Ida è un’opera dai toni molto sommessi che riesce a raccontare senza facili scorciatoie e insieme con grande rigore formale il percorso di maturazione di una giovane donna. Costruito attorno al tema dell’identità, il film di Pawlikowski rappresenta come meglio non potrebbe i dubbi che si rincorrono nella testa della protagonista, l’eccellente Agata Trzebuchowska, apparentemente serena e distaccata, almeno rispetto alla “furia” della sua partner, ma tutt’altro che pacificata. Ida deve riconsiderare daccapo la sua vita, fare i conti col passato e costruire (forse) un nuovo futuro a partire da tutto quello che è riuscita a conquistare durante il viaggio. Senza questo elemento vitale, il film non non sarebbe stato altrettanto coinvolgente.

Aver concentrato invece la macro-storia (c’è anche una nazione, la Polonia, alle prese con grandi cambiamenti sociali e politici) nella micro-storia di due donne che rimettono insieme i puzzle della propria esistenza, non fa mai calare la tensione emotiva, un’energia che scorre sotterranea e che si manifesta appieno nel parallelo tra queste due figure femminili diverse e originali. Wanda, all’opposto della nipote, non ha mai rinunciato alla bellezza, non si è mai mortificata, ma porta dentro di sé le ferite di scelte mai vissute in armonia (la rinuncia alla fede e soprattutto quella al figlio). Nel loro confronto, mai urlato, mai sgradevole, c’è il confronto di due mondi diversi che si avvicinano, fino ad una piena comprensione reciproca, davanti ad un dolore comune. E anche quando la protagonista sceglierà autonomamente quale strada intraprendere, nulla sarà come prima, perché Ida ha scoperto comunque una nuova femminilità. Anche solo per poco.

Francesca Fiorentino per Movieplayer.it Leggi