Las brujas de Zugarramurdi

"Las brujas de Zugarramurdi" è un film marcatamente autoriale, che gioca con i generi regalando momenti di grande intensità drammatica e orrorifica alternati a gag comiche trascinanti e irriverenti, dialoghi dai tempi serratissimi e sequenze action mozzafiato che il regista basco confeziona con la sua solita verve e la sua ficcante (auto)ironia.

José è un padre divorziato tormentato dalla ex-moglie perché non riesce più a pagare gli alimenti per il sostentamento del suo bambino. Antonio, il suo compare e amico, è disoccupato e soffre di complessi di inferiorità nei confronti della fidanzata avvocato che lo mantiene. Decisi a mettere fine ai loro patimenti economici i due decidono di rapinare un negozio di Compro Oro in pieno centro a Madrid. Travestiti da Gesù Cristo e da soldato i due portano a termine il colpo nonostante gli imprevisti. Con il figlioletto di otto anni al seguito e un bottino di venticinquemila fedi nuziali d’oro sequestrano il taxi guidato da Manuel, anche lui in una situazione sentimentale precaria, e si dirigono verso la Francia. Braccati dalla polizia i tre uomini e mezzo finiscono nelle grinfie di un’orda famelica di donne assetate di sangue che si nutrono di carne umana e preparano da secoli l’Avvento dello spirito puro della Grande Madre.

Dopo i successi veneziani della sua appassionata Ballata dell’odio e dell’amore e la trascurabile escursione nella commedia drammatica de La chispa de la vida, Alex de la Iglesia torna a stupire i suoi fan con un film che è un entusiasmante mix di tutto il suo cinema, un film complicato e difficile, leggero solo in apparenza. L’apoteosi del grottesco insieme all’horror esoterico più spinto e alla dark comedy più nera si combinano in un’opera ricca, di grande contemporaneità e di grande potenza visionaria che dona nuova linfa e nuova energia alla carriera di un cineasta che ha fatto sempre della spregiudicatezza e del politicamente scorretto i suoi punti saldi. Las brujas de Zugarramurdi è un film marcatamente autoriale, che gioca con i generi regalando momenti di grande intensità drammatica e orrorifica alternati a gag comiche trascinanti e irriverenti, dialoghi dai tempi serratissimi e sequenze action mozzafiato che il regista basco confeziona con la sua solita verve e la sua ficcante (auto)ironia.

Rinvigorito da un nuovo amore (con l’attrice Carolina Bang, protagonista della Ballata dell’odio e dell’amore e in questo nuovo film nei panni della strega giovane Eva che tradisce la sua vocazione di megera per amore) e dal ritorno alla collaborazione con lo sceneggiatore Jorge Guerricaechevarría (storico collaboratore con il quale ha scritto i suoi maggiori successi, da Azione mutante passando per Il giorno della bestia e La comunidad – Intrigo all’ultimo piano) il geniaccio del cinema spagnolo ci porta nella cittadina pirenaica di Zugarramurdi, poco più di duecento anime nella Navarra più profonda, soprannominata ‘il paese delle streghe’ e celebre per la grotta delle celebrazioni sacrileghe e per la sua storia legata Inquisizione, roghi e fattucchiere.

La sua commedia orrorifico-sociologica che riflette sulla Spagna della crisi sociale ed economica, sul rapporto tra i sessi, sul matrimonio, sugli eccessi dell’orgoglio femminista e sulle moderne frustrazioni maschili, su ossessioni e inadeguatezze che spesso si tramutano in sentimenti di rancore profondo nei confronti delle donne e in special modo delle ex. Spassosa e genuinamente punk, la pellicola di de la Iglesia si divide in tre spettacolari atti (la rapina, la fuga e la guerra con le streghe) e rispecchia in pieno lo spirito del suo autore che non manca di omaggiare (a partire dai titoli di testa) le grandi donne della Storia che in lui hanno suscitato rispetto, fascino e forse anche un po’ di paura. Non c’è misoginia, c’è solo la voglia da parte del regista di raccontare i nostri tempi e le sue esperienze personali usando gli stilemi dei generi che da sempre lo appassionano. Non c’è vittimismo ma solo sincerità, onestà, autocritica e un grande ottimismo di fondo. Forse un tantino lungo, ma la sequenza del pandemonio finale (girata nella vera grotta delle streghe a mo’ di concerto rock) è un must imperdibile che vale da solo il prezzo del biglietto.

Luciana Morelli per Movieplayer.it Leggi