Suzanne

Dramma familiare sull'amore a tutto tondo che scruta, con delicatezza e senza mai emettere giudizi, i perversi e talvolta contraddittori meccanismi di sacrificio e sottomissione che scattano nel cuore e nella mente di una donna che perde il controllo della sua vita per inseguire l'amore.

Dopo la morte assai prematura della loro mamma, Suzanne e Maria sono diventate inseparabili. Cresciute con papà Nicolas, un camionista sempre in viaggio che ha fatto di tutto per non far loro mancare nulla, le ragazze hanno avuto un’infanzia felice, fatta di giochi, di passeggiate sui camion e di bizzarre gite al cimitero che hanno mantenuto sempre vivo il loro legame con il passato. Gli anni passano, le due bambine diventano donne e mentre Maria si iscrive ad una scuola di sartoria e cucito col sogno di diventare stilista, Suzanne, che non ha ancora ben capito cosa vuol fare da grande, rimane incinta a diciassette anni ed è costretta a lasciare gli studi. Dopo un primo momento di sconforto però sia il padre che la sorella decidono di aiutarla a crescere il bambino in armonia e serenità. La famiglia sembra uscire quasi rafforzata da questo lieto evento ma gli equilibri salteranno completamente quando Suzanne incontrerà Julien, uno scapestrato con la faccia da bravo ragazzo, e decide di cambiare vita ancora una volta e di fuggire con lui sulla strada della perdizione lasciandosi alle spalle tutti gli affetti.

Secondo film della giovane regista francese Katell Quillévéré, Suzanne è un dramma familiare sull’amore a tutto tondo che scruta, con delicatezza e senza mai emettere giudizi, i perversi e talvolta contraddittori meccanismi di sacrificio e sottomissione che scattano nel cuore e nella mente di una donna che perde il controllo della sua vita per mettersi completamente a disposizione del suo uomo, anche quando è palese che costui non può procurarle altro che guai. Novanta minuti che racchiudono venticinque anni di storia familiare narrata per ellissi e flash forward che accompagna le due sorelle dai tempi dell’infanzia sino all’età adulta senza mai raccontare troppo della loro vita ed entrare troppo nei dettagli di ciò che hanno vissuto. Non sappiamo perché la loro madre è morta, non sappiamo cosa accade nei primi tre anni di vita del bambino né chi è il padre né cosa accade ai due amanti in fuga, ma durante tutto il racconto si viene catapultati, anche con una certa brutalità, in momenti di calma apparente in cui la tragedia sembra sempre imminente, momenti della vita di Suzanne e della sua famiglia in cui tutti si affannano nel trovare un momento di stabilità prima che arrivi, ineluttabile e inesorabile, un nuovo evento a sconvolgere tutto.

Eccezionale l’interpretazione dei tre attori che sullo schermo riescono a creare qualcosa di veramente magico e a delineare un meraviglioso e insieme tragico ritratto familiare d’altri tempi. François Damiens nei panni del padre e Adèle Haenel nei panni di Maria trafiggono il cuore dello spettatore ma è Sara Forestier che nei panni della ribelle e impetuosa Suzanne riesce, senza mai oscurare gli altri personaggi, a trascinarlo nei suoi straripanti e impetuosi patimenti affettivi: inquieta, dolce, commovente, depressa, violenta, amorevole e romantica, Suzanne sembra inseguire l’amore ad ogni costo e non essere mai pienamente consapevole delle sue azioni. Una donna come tante, testarda e coraggiosa che si assume sempre le sue responsabilità di fronte ai suoi errori e che riesce in questo turbinio di emozioni a farsi accettare così com’è, la stessa donna che Leonard Cohen canta nell’appassionata canzone che porta il suo stesso nome e che accompagna i titoli di coda.

Luciana Morelli per Movieplayer.it Leggi