Affinità di anime al Ca’ Foscari Short

Usando il rito del matrimonio che conserva le stesse aspettative, il Collettivo Flowing con Senza Velo, presenta un'analisi metacinematografica sul guardare e il guardarsi.
Intervista al Collettivo Flowing a cura di Giovanna Barreca

L’ipotesi affettiva che è alla base del matrimonio tra persone che lo hanno celebrato nel nostro paese negli anni passati, una voce che, accompagnando tali immagini, esprime tutte le speranze di una giovane sposa e oggi Giovanni e Alessandro che hanno stretto la loro promessa all’estero perchè in Italia non è ancora consentito. Il Collettivo Flowing (Maria Alba, Graziana Saccente, Nicola Leone, Alice Lorenzon, Amedeo Abello) presenta Senza velo, in concorso internazionale al Ca’ Foscari Short Film Festival. Il cortometraggio – nato all’interno del laboratorio del professore Bertozzi allo IUAV di Venezia – sa creare piani narrativi diversi che convivono allo stesso livello per portare lo spettatore in un viaggio in questo rito e nelle promesse di felicità racchiuse in tale evento. Usando immagini dell’archivio pugliese “Oggetto smarriti” indaghiamo tra immagini girate in super8 nella stanza di una sposa mentre si sistema il velo per raggiungere la chiesa, nel primo ballo con l’amato che ancora negli anni Sessanta-Settanta, per molte, era praticamente uno sconosciuto. La voce off usando la prima persona sa accompagnare tali immagini esprimendo tutti gli stati d’animo che accompagnavano la ragazza riuscendo a creare un rapporto empatico. Poi entriamo nel salotto di due uomini, di due sposi che si commuovono ancora, a distanza di due anni dalla cerimonia, rivedendo il loro sì nel filmino girato dagli amici a Oslo. Un ieri e oggi che non vengono vissuti mai in contrasto ma come un unicum, un presente che diventa un assoluto da vivere con la massima intensità tra riti di preparazione e tante speranze racchiuse in una promessa di futuro condiviso.
Il collettivo Flowing ha trovato un terreno fertile d’indagine e l’ha saputo indagarlo al meglio, affrontando anche un discorso sullo sguardo: come lo viviamo in prima persona e come viene percepito dagli altri. E quindi, di rimando, è anche un discorso metacinematografico sull’intero dispositivo cinema.

GIOVANNA BARRECA