A Bellaria il cinema di Alberto Fasulo

Al protagonista della retrospettiva del festival, la nostra intervista-indagine sulla sua definizione di cinema del reale, sul lavoro, sui luoghi, sulla fotografia e sui suoni. In più anticipazioni sul nuovo film Un giorno ogni 15.
Intervista ad Alberto Fasulo a cura di Giovanna Barreca

Simone Bruscia e Roberto Naccari, nuovi direttori del Bellaria Film festival, presentando il programma, hanno parlato di documentario come possibilità di avvicinarsi alla verità, rovesciando confini e senso comune. Nulla meglio del lavoro di Alberto Fasulo sposa tale definizione. E forse proprio per questo l’autore è il protagonista della retrospettiva del festival e di un incontro con il pubblico per parlare del suo cinema. Per parlare soprattutto della sua visione di cinema del reale che, come dice ai nostri microfoni: “Non è solo documentario. Si tratta per me di un approccio narrativo, di confronto con la storia e la realtà di questa storia. Tir è iniziato come una ricerca documentaria e poi è diventata altro”.
Con l’autore ritorniamo sui corti Break (2010) e Atto di dolore (2011), al lungo Rumore bianco del 2008 che aveva riscosso una buona attenzione da parte del pubblico e della critica, facendo conoscere l’autore che solo nel 2004 si era avvicinato al mondo del cinema con Cos’è che cambia. (Rumore bianco, distribuito dalla nascente Tucher, fu argomento della nostra intervista con l’autore al Lago film fest: https://www.radiocinema.it/19533/articoli/lagofasulo-in-limno). E dopo anni di lavoro, di ricerca approfondita, Tir – presentato all’ultimo festival di Roma – vince il Marc’Aurelio. Ne parliamo ad alcuni mesi dal successo e dall’uscita in sala del film.
Fasulo con generosità ragiona con noi del suo cinema e ci anticipa qualcosa su Un giorno ogni 15, suo prossimo progetto che, come i precedenti, si sta sviluppando attraverso un processo di attenta osservazione e ricerca.

GIOVANNA BARRECA