Ca Foscari: la solitudine e la caparbietà di una madre

Hakan Sağıroğlu con Eric porta al festival il dramma esistenziale di una donna costretta a vivere in un paese dove non vuole integrarsi e che si batterà con ogni arma per proteggere il suo rapporto con il figlio. La nostra intervista, in esclusiva, al regista.
Intervista a Hakan Sagıroglu a cura di Giovanna Barreca

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Sinossi. La lotta di una madre per trovare il proprio figlio, sia fisicamente, sia psicologicamente; la sofferenza di una moglie imprigionata in un matrimonio infelice, in un Paese in cui si sente un’estranea; una donna vuota, distrutta, ma che farebbe di tutto per amore del figlio. Tre lati del femmineo racchiusi in un unico personaggio che enfatizza quanto impetuosa possa essere una donna quando a essere in pericolo sono i suoi legami più profondi. Il figlio Eric però non lascia nemmeno un messaggio ai suoi genitori e questo causa due reazioni contrapposte: al fastidio del padre fa da contraltare la disperazione della madre. Lei vuole solo suo figlio indietro. Il regista cattura drammaticamente la forza del legame madre- figlio e la fierezza dell’amore di una madre: indistruttibile, imprevedibile, inarrestabile. (Da catalogo festival)

Una migrazione forzata, un pessimo rapporto con lo spazio circostante che si trasforma in una gabbia nella quale la protagonista ha serie difficoltà a muoversi. Persino quando cerca disperatamente il figlio le barre di questa sua prigione interiore sembrano ancora più spesse a chiuderle qualsiasi possibilità di comunicazione con il mondo. Hakan Sağıroğlu è bravo a lavorare su questa claustrofobia e la protagonista a raccontare con poche parole (spesso urlate e altre volte spezzate) ma soprattutto con il suo viso, col suo sguardo, una profonda solitudine interiore.
Hakan Sağıroğlu in Eric, in concorso al Ca’Foscari Short film festival, declina il tema più affrontato dai corti di quest’ottava edizione del festival veneziano – interamente organizzato dagli studenti universitari, coordinati dalla direttrice artistica Roberta Novielli -, unendo al tema della difficoltà di comunicazione tra una madre e un figlio, quest’ambientazione ostile che complica ogni cosa.
Durante la nostra intervista il giovane regista turco, laureatosi alla Budapest Metropolitan University, ci svela come ha scelto l’attrice protagonista, madre nella vita e quindi in grado, secondo l’autore, di mostrare maggiore empatia con il tema del film.

giovanna barreca