Cugno pigliatutto al Festival di Lecce

Oslo august 31st è il miglior film del concorso, ma premio della giuria e una nutrita serie di riconoscimenti per Giorgio Cugno, regista di Vacuum. Premio Verdone a Io sono Li.
Luca Verdone, giurato del Premio Mario Verdone
Il regista Andrea Segre, vincitore del Premio Mario Verdone, per Io sono Li
La regista Susanna Nicchiarelli, giurata del concorso internazionale

Se le cerimonie di premiazione solitamente sono contraddistinte da una serie di ospiti e registi che si succedono sul palco, al Festival del cinema europeo di Lecce, in una sala gremita di autorità e pubblico, continuava a tornare tra il commosso, l’emozionato e il divertito – accanto al direttore artistico Alberto La Monica-, il regista di Vacuum, Giorgio Cugno che, prima di tutto si è aggiudicato il Premio Cineuropa, poi il Premio Fipresci e dal Festival un premio in denaro da 5000 euro, cifra altissima per un film che ne è costati 10mila. Infine, assegnato dalla giuria presieduta da Luciana Castellina e composta da Dimitri Eipides, Nerina T. Kocjančič, Labina Mitevska e Susanna Nicchiarelli, Cugno si è visto assegnare anche il Premio della Giuria. L’Ulivo d’oro per il miglior film a Oslo, august 31st del norvegese Joachim Trier: “per il modo magistrale in cui il regista ha colto, raccontando con semplicità estrema la sua ultima giornata di vita, la lucidità, l’ineluttabilità della scelta cui la disperazione ha indotto il protagonista” recita la motivazione. Molto apprezzato dal pubblico e premiato per la miglior sceneggiatura e Premio Officine Lab per l’attore non protagonista a Rubén Ochandiano per Dont’t be afraid dello spagnolo Montxo Armendàriz. Il Premio del sindacato giornalisti cinematografici, consegnato da Laura Delli Colli al migliore interprete europeo è stato assegnato invece a Olga Simonova per il film Bedouin di Igor Voloshin. Infine Premio Mario Verdone per l’opera italiana prima o seconda di regista under 40 che più si è contraddistinta nell’anno 2011 ad Andrea Segre per Io sono Li che l’autore intelligentemente dedica agli altri due finalisti (Massimiliano e Gianluca De Serio per Sette opere di miresicordia e Alba Rohrwacher per Corpo celeste) perché condividono, con lui e altri, la difficoltà di far circuitare film indipendenti in Italia.