Ritratti di diversi Ulisse ai Popoli

Rimanere affascinati dalla stazione parigina tanto da girare un film di finzione e un documentario presentato in concorso al Festival dei Popoli. Intervista a Claire Simon, regista di Géographie Humaine.
Intervista a Simon Claire a cura di Giovanna Barreca

Claire Simon è una regista di fama mondiale che era già rimasta affascinata dalla stazione ferroviaria parigina, uno degli snodi più grandi d’Europa, tanto da girare un film di finzione che si chiamava proprio Gare du Nord. L’anno scorso, scegliendo una sorta di Virgilio, l’amico Simon Mérabet, figlio di immigrati algerini cresciuto in Francia, incontra e ci fa conoscere alcuni dei volti di questa stazione: i suoi addetti alla pulizia e alla manutenzione e alcuni dei milioni di passeggeri che la attraversano velocemente ogni giorno. Géographie humaine, in concorso al 54 esimo Festival dei Popoli, ci racconta dei tanti “Ulisse” che a Parigi si trovano e si sentono in transito, anche se magari ci lavorano e ci vivono ormai da trent’anni. Un esempio è l’inserviente venuto dal Mali, in Francia da trent’anni ma con l’idea di tornare presto alla sua Itaca dove hanno continuato a vivere la moglie e i figlioli. O i due ragazzi che a Parigi sono passati solo per un giorno, per regalarsi un pranzo lussuoso sulla Torre Eiffel. O dell’uomo tunisino che si auspica ci sia una sorta di “presa della Bastiglia” anche nel suo Paese. Quello di Claire Simon è un viaggio attraverso diverse vite e diverse storie verso un paese spesso, purtroppo, utopico. L’autrice, in uno spazio dall’architettura così affascinante – molti ricorderanno come Dante Ferretti ricostruì magistralmente la stazione per ambientare il capolavoro di Scorsese: Hugo Cabret -, decide di cercare inquadrature il più possibile lineari, camera su cavalletto, alla ricerca di un tempo che si adatti a quello frenetico della stazione. Che in un certo modo giochi come contrappunto. Nella nostra intervista Claire Simone ci racconta come ha deciso di raccontare le storie, il lavoro di montaggio e il suo personale punto di vista sul confinamento tra documentario e finzione.

GIOVANNA BARRECA