Petrazzi riporta sul grande schermo il cinema di genere

Roma Criminale guarda con nostalgia agli anni Settanta, tra inseguimenti e rapine dall’animo verace.
Intervista a Luca Lionello a cura di Serena Guidoni
Intervista ad Alessandro Borghi a cura di Serena Guidoni
Intervista a Gianluca Petrazzi a cura di Serena Guidoni

Il cinema nostrano degli anni Settanta e primi anni Ottanta è, nell’immaginario collettivo, rappresentato in particolar modo dal genere poliziesco. Indelebili nella memoria sono stampati gli inseguimenti, le sparatorie e se vogliamo anche le gag comiche di commissari “improbabili” e criminali d’altri tempi. Gianluca Petrazzi con Roma criminale compie il coraggioso tentativo di riportare in auge proprio quei “polizzioteschi”, ambientando le vicissitudini di delinquenti e uomini di giustizia in un contesto contemporaneo, ma mantenendo immutato sia lo stile registico che l’impostazione narrativa del cinema di genere. Conflitti a fuoco e fughe rocambolesche, nonché siparietti in trattoria, ma anche la vendetta e la rabbia repressa, sono il sale di un film nostalgico, dal sapore retrò. La romanità dei personaggi, con tutto il suo corollario di luoghi comuni e battute a brucia pelo, fanno si che il film possa essere collocato nella Capitale. Diversamente della città non se ne percepisce la presenza, vuoi per le location prevalentemente in interni, vuoi per lo stile registico dedito ai piani ravvicinati sui protagonisti. Petrazzi omaggia il cinema di genere, si diverte nel farlo, anche se con i limiti di produzione, evidenti e non negati proprio dallo stesso regista, che hanno portato come risultato ad un film girato, forse, in maniera frettolosa.
Gli interpreti Luca Lionello, il giovane Alessandro Borghi e il “veterano” Massimo Vanni, fanno rivivere dei personaggi da amarcord, ammiccanti ma eccessivamente caricaturali