Il neorealismo visto con gli occhi disincantati di Carlo Lizzani

Tra i documentari di Venezia Classici, Non eravamo solo Ladri di biciclette racconta il neorealismo con ironia e passione. Gianni Bozacchi dirige Carlo Lizzani.
Intervista a Gianni Bozzacchi, Pino Donaggio, Bruno Benetti ed Enzo Staiola a cura di Emanuele Rauco

Senza dubbio il neorealismo è la pagina più nota e gloriosa del cinema italiano, ma è anche un peso che ha rischiato e rischia di bloccare l’evoluzione del cinema. Una prospettiva curiosa e sottile che viene fuori da Non eravamo solo Ladri di biciclette, il documentario di Gianni Bozzacchi presentato nella sezione Venezia classici – Documentari che racconta, con le parole di un narratore eccezionale come Carlo Lizzani, quel periodo storico, la sua nascita, la sua evoluzione ma anche la sua eredità a volte insostenibile.

Fin dal titolo infatti, Bozzacchi e il produttore Bruno Benetti, hanno cercato una chiave quasi satirica per raccontare e riflettere sul periodo senza remore o ipocrisie, per cercare di tracciare un quadro completo del periodo che non si limitasse solo al capolavoro di De Sica. Limitazioni che hanno influenzato anche la carriera di Enzo Stajola, il bambino simbolo del film principale del neorealismo che nonostante una discreta carriera a fianco di grandi attori, verrà ricordato solo per lo schiaffo davanti allo stadio. Un lavoro d’archivio corredato da interviste che fanno luce sui vari aspetti del movimento, sulle tecniche e gli autori, ma capace anche di reinventarsi, con l’apporto di Pino Donaggio, curatore delle musiche, che oltre a selezionare brani d’epoca ha composto due temi originali. Perfetta sintesi dell’obiettivo del film: creare una memoria storica per non fermarsi al passato ma guardare al futuro.

EMANUELE RAUCO