Kechiche tra i grandi

Il regista franco-tunisino conquista la Palma d'Oro con La vie d'Adèle - Chapitre 1 & 2, da condividere insieme alle sue due straordinarie interpreti, Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos. Premio della giuria ai Coen.

Vista la presidenza di giuria affidata quest’anno a Steven Spielberg, era più che legittimo presagire un palmarès “americanofilo” e, invece, al di là del giusto riconoscimento andato ai fratelli Coen (il Gran Prix per Inside Llewyn Davis) e quello al settantaseienne Bruce Dern come miglior attore – dovuto e necessario anche considerando che Nebraska ha rappresentato per lui un imprevisto ritorno al ruolo di protagonista dopo decenni – il premio più importante va un film francese, mentre diversi altri riconoscimenti vengono divisi tra le più disparate cinematografie (Messico, Cina, Giappone).
Abdellatif Kechiche – che divide in via eccezionale la Palma d’Oro con le sue straordinarie interpreti, Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos, entra così nell’alveo dei grandi al suo quinto film, La vie d’Adèle – Chapitre 1 & 2, in cui mettendo in scena la travolgente storia d’amore tra due donne si conferma eccellente antropologo dei sentimenti e dei corpi adolescenziali, elementi che costituiscono una sorta di fil rouge della sua finora breve ma perfetta filmografia.
Soddisfazione anche per il cinema orientale che vede riconosciuti in Hirokazu Kore-eda (Like Father, Like Son, premio della giuria) e in Jia Zhangke (A touch of sin, premio per la migliore sceneggiatura) due talenti altissimi, purtroppo ancora poco noti in Occidente (nonostante il Leone d’Oro andato a Jia nel 2006 per Still Life).
Dopo la messe di premi raccolti con i suoi ultimi due film About Elly (Orso d’Argento alla Berlinale) e Una separazione (Orso d’Oro e premio Oscar come miglior film in lingua straniera) Asghar Farhadi non resta a mani vuote neppure stavolta, anche se il premio non va direttamente a lui, quanto alla sua protagonista, Berenice Bejo, intensa interprete di Le passé, primo film a produzione francese del cineasta iraniano.
In tutto ciò sorprende il premio della regia per il messicano Heli di Amat Escalante, che era parso uno dei titoli più deboli del concorso. V’erano ben altri titoli da premiare per lo stile registico, magari The Immigrant di James Gray oppure proprio La grande bellezza di Paolo Sorrentino che torna a mani vuote, ma non deve crucciarsene troppo, la competizione è stata di altissimo livello.

Palma d’oro: La vie d’Adéle – Chapitre 1 & 2 di Abdellatif Kechiche, e alle due protagoniste del film, Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos
Grand Prix: Inside Llewyn Davis di Ethan e Joel Coen
Miglior Regia: Amat Escalante per Heli
Premio della Giuria: Like Father, Like Son di Hirokazu Kore-eda
Migliore attore: Bruce Dern per Nebraska di Alexander Payne
Migliore attrice: Berenice Bejo per Le passé di Asghar Farhadi
Miglior sceneggiatura: Jia Zhangke per A touch of Sin
Camera d’or alla migliore opera prima: Ilo Ilo di Anthony Chen (dalla Quinzaine).