La Cina dei divieti nascosti

Alla settimana della critica "Trap Street" di Vivian Qu denuncia come lo stato cinese controlli ancora i mezzi d'informazione in maniera massiccia
Intervista al regista Vivian Qu a cura di Giovanna Barreca

Quante cose si possono scoprire e quanti rischi si possono correre mappando le strade? Li Qiuming è un operaio della compagnia di mappatura digitale che incontra una bellissima ragazza in una stradina tranquilla e scopre – a caro prezzo – che la via non è mappabile. Un sito bloccato, un sms non spedito perchè conteneva una ‘parola sensible”, sono spunti piccoli ma significativi che rivelano come la società cinese sia ricca di paradossi e segretezze nell’era della comunicazione globale. Vivian Qu, dopo studi negli Usa, debutta alla regia con un film ambientato nella sua realtà e con sguardo partecipe decide di pedinare il protagonista, di far sentire allo spettatore il suo profondo senso di claustrofobia, soprattutto nelle scene girate nella ‘via nascosta’. Un thriller psicologico presentato all’interno della Settimana Internaziona della Critica, che è stato definito dai selezionatori: “Un film di doppie vite, doppi lavori, doppi luoghi che, scena dopo scena, intrappola i personaggi in una tessitura kafkiana inestricabile, negando loro la possibilità di reinserimento in una quoatidianità esente da dinamiche oscure”. Protagonista Lu Yulai che avevamo già apprezzato per la sua recitazione sempre emotivamente coinvolgente in Peacock, presenteato a Berlino e Courthouse on horseback presentato a Venezia nel 2005.