La poesia delle cose semplici ai Popoli

Il regista ucraino Aleksandr Balagura torna dopo vent'anni in un villaggio rom della Transcarpazia, raccontando i bambini di ieri e di oggi e le trasformazioni avvenute. "Loli Kali Shura" in concorso al Festival dei Popoli.
Intervista con Aleksandr Balagura a cura di Giovanna Barreca

Nato in Ucraina e in Italia dal 1998, Aleksandr Balagura porta in concorso internazionale al Festival dei Popoli Loli Kali Shura, una fiaba che ha come titolo il ritornello di una filastrocca. Una poesia che parla delle piccole coccinelle dal cappotto rosso e nero, metafora dei piccoli del villaggio rom della Transcarpazia, anch’essi un giorno – forse – pronti a volar via. L’autore torna a girare, a vent’anni di distanza dal cortometraggio Widowstreet, in una piccola comunità che da nomade è diventata sedentaria. “Sono entrato in un’altra realtà, diversa dalla nostra, e la tensione creata ha portato ad un’emozione e alla sensazione che il tempo non sia una cosa lineare”, afferma ai nostri microfoni il regista, il giorno dopo la buona accoglienza del documentario in prima italiana, al cinema Odeon di Firenze. Balagura ritrova i volti dei bambini di allora ormai adulti e quelli di oggi, legati a principi diversi. Ha trovato un villaggio formato da persone più diffidenti anche perchè troppe volte sono state bersaglio di attenzione da parte dei media, pronti a strumentalizzare la loro situazione. Balagura, prima di filmare ha trascorso del tempo nel villaggio, conquistandosi la fiducia degli abitanti e poi ha deciso di indagarne, quasi antropologicamente, la loro vita basata su concetti semplici come l’esistenza terrena, la morte, il cibo che, in quel contesto, assumono significati completamente diversi rispetto alle consuetudini della nostra società. Il documentario è caratterizzato da scelte espressive misurate e da un ritmo lento come i gesti dei più piccoli e i loro canti.

GIOVANNA BARRECA