La segregazione etnica dei rom romani

In Container 158 Stefano Liberti ed Enrico Parenti entrano nel campo rom di via Salone a Roma per raccontarlo dal suo interno, attraverso i suoi abitanti, tutti di etnia rom. Evento speciale in Alice nella città.
Intervista a Stefano Liberti e a Enrico Parenti a cura di Giovanna Barreca

Prodotto da ZaLab con il sostegno di Open Society Foundations e il patrocinio di Amnesty International Italia, Associazione 21 Luglio e Consiglio d’ Europa Ufficio di Venezia, il documentario Coitainer 158 è stato presentato al Festival Internazionale del Film di Roma in Alice nella città. E costruttivamente, dopo la visione, è stato oggetto di un interessante dibattito con diversi studenti e i due autore: Stefano Liberti (già ca-autore di Mare chiuso con Andrea Segre) ed Enrico Parenti.

I rom sono considerati un problema in tutta Italia per i diversi pregiudizi che da anni portano tutti ad etichettarli come ladri e delinquenti. A Roma, per la loro appartenenza etnica sono stati ammassati fuori dal raccordo anulare. L’amministrazione ha raggruppato oltre 1000 cittadini di etnia rom in tale struttura. Tra loro bambini nati in Italia (ma non ancora cittadini italiani) che frequentano le scuole della capitale e che difficilmente ogni mattina riescono ad arrivare puntuali a scuola perchè rimangono imbottigliati nel traffico; donne che vorrebbero una vera casa per le loro famiglie e si mettono in lista per la casa popolare; uomini che ancora cercano di raccogliere il ferro, lavoro ormai in estinzione ma se per decine di anni è stato il loro mezzo di sostentamente. I due autori, dopo un periodo di frequentazione, hanno scelto di seguire le storie di alcuni di loro, col compito di portare lo spettatore all’interno di una realtà dove prolifera la delinquenza ma dove c’è anche tutta una generazione in cerca di riscatto e di una vita migliore.

Otto mesi di riprese per, come ci raccontano i registi: “Un documentario osservativo con i protagonisti che raccontano sè stessi in maniera spontanea”.