Qualcuno dice che l’atteggiamento degli italiani verso i film di casa nostra, di solito ostile, stia cambiando: la proiezione per la stampa di Anime nere, film di Francesco Munzi e prima pellicola nostrana a essere in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, sembra confermare. Applausi lunghi e piuttosto convinto per un film che partendo da un romanzo di Gioacchino Criaco, racconta la storia di una famiglia calabrese e del rapporto con la criminalità locale: divisi tra chi è andato a Milano per gestire gli affari e chi è rimasto in Calabria a fare il “lavoro sporco”, una vecchia rivalità ricompatterà il nucleo in una maniera sempre più nera.
Una tragedia greca ambientata ad Africo, in provincia di Reggio Calabria, uno dei cuori della ‘ndrangheta, che prende il crime movie italiano che dopo Gomorra e Romanzo criminale è tornato in auge per non concentrarsi sui meccanismi della criminalità, nonostante il contesto sia preciso, ma per farne un ritratto antropologico, sul rapporto tra luoghi, persone e azioni, sul peso sociale della famiglia e del clan. Munzi ha girato tutto il film in dialetto calabrese che sarà sottotitolato in sala, e ha affidato la recitazione a un cast fatto di attori più noti, come Marco Leonardi, Peppino Mazzotta e Barbora Bobulova, o rivelazioni come Fabrizio Ferracane.
EMANUELE RAUCO