Genitori, figli e rock al Festival del Cinema Europeo

Al Festival del Cinema Europeo di Lecce la sezione-concorso, con Silent Ones e 11 Meetings with My Father, segna una battuta d'arresto. Accolto bene Vive Le Rock di Alessandro Valenti, prodotto da Edoardo Winspeare. Le nostre interviste.
Intervista a Alessandro Valenti e Edoardo Winspeare, regista e produttore di Vive le Rock

Relazioni umane, legami parentali, impervi, dolorosi, conflittuali, ritrovati, persi definitivamente. E’ una delle chiavi più ricorrenti che fino a questo momento la sezione-concorso del Festival del Cinema Europeo di Lecce ha messo in evidenza. Dopo le asprezze suburbane di Living (Zhit’) di Vasilij Sigarev e la violenza borghese di Loving (Milosc) di Slawomir Fabicki, è infatti adesso il turno di due riflessioni che vengono ancora da un’Europa meno conosciuta. Da un lato la coproduzione ungherese-olandese Silent Ones di Ricky Rijneke, dall’altro un’opera della travagliata Grecia attuale, 11 Meetings with My Father di Nikos Kornilios. Due opere non troppo convincenti per motivi molto diversi. Se la giovane Rijneke sceglie un’impostazione visiva patinata che talvolta riecheggia i liberi flussi narrativi “in bella copia” di Terrence Malick, d’altro canto Kornilios testimonia forse una cinematografia nazionale in difficoltà, sfibrata e priva di nerbo. Che racconta comprensibili depressioni dovute alla tragica recessione economica in terra ellenica, ma con altrettanto “depressa” convinzione. Silent Ones sceglie il racconto liminare, in cui le dimensioni di sogno e realtà, di vita e morte si mescolano senza soluzione di continuità. Il racconto di un’assenza e di una separazione, tra una giovane donna e il suo fratellino, che l’enigmatico film fa pensare dovuta a un incidente d’auto. Come anime che non vogliono separarsi dalla loro dimensione carnale, i due protagonisti Csilla e Isti vagano in un’onirica “terra di mezzo”, mischiando ricordi, fantasie, desideri, senza indicare mai nette cesure tra uno e l’altro, ed evocando oltretutto una più che concreta nostalgia per un’esistenza semplice e terrena. Algido e scostante come solo certo cinema europeo sa essere, Silent Ones appare più affezionato a eleganze visive che alla loro funzionalità. All’esatto opposto di 11 Meetings with My Father, che al contrario sposa un’estetica spoglia e anonima, colta in paesaggi reali tutti virati al grigio. Una Grecia tutto fuorché turistica e ospitale, bigia come la Gran Bretagna operaia di tanti film degli ultimi trent’anni. Con passo cauto e fin troppo trattenuto, Kornilios racconta il tardivo incontro tra una ragazza e suo padre. Lei è positiva e determinata, decisa a cercare orizzonti più respirabili fuori dal suo paese: lui è solitario e depresso, sull’orlo della disoccupazione e dell’indigenza, rassegnato e sconfitto dalla crisi economica. Un incontro senza particolari conflitti o entusiasmi, che può solo aprirsi all’idea di una malferma speranza (didascalicamente sottolineata dalle lezioni di canto prese dalla ragazza). Opera spenta, devitalizzata come la storia che narra, non si segnala per particolari meriti, se non per una buona prova degli attori.

Da segnalare anche l’anteprima nazionale di Vive Le Rock di Alessandro Valenti, prodotto da Edoardo Winspeare, che aveva già collaborato più volte con Valenti in sede di sceneggiatura dei propri film. La presentazione del breve e divertente mockumentary ha riscosso molta simpatia e interesse da parte del pubblico, affezionato al cinema di Winspeare anche come testimonianza di una locale fertilità creativa. In tale occasione Winspeare ha parlato anche del suo prossimo progetto di lungometraggio, In grazia di Dio, di nuovo scritto in coppia con Alessandro Valenti, le cui riprese inizieranno il prossimo 29 aprile.

MASSIMILIANO SCHIAVONI