L’utopia e il viaggio nel film di Ferrone e Manzolini

Il treno va a Mosca di Federico Ferrone e Michele Manzolini racconta il sogno del comunismo grazie ai filmati di Sauro Ravaglia. In concorso a Torino.
Intervista a Federico Ferrone e Michele Manzolini a cura di Emanuele Rauco

Un viaggio nell’utopia è il sottotitolo internazionale de Il treno va a Mosca, il film che Federico Ferrone e Michele Manzolini hanno presentato in concorso al 31° Torino Film Festival, ma è anche un viaggio nell’archivio personale di Sauro Ravaglia, barbiere e giramondo che nel 1956 con un gruppo di cineamatori emiliani parte per Mosca, dove l’Unione Sovietica organizza il Festival della gioventù. La sua cinepresa racconta quel viaggio e e l’esperienza di Sauro fino alla morte di Togliatti.
Realizzato in collaborazione con Home Movies, l’associazione che si occupa del recupero, della digitalizzazione  del restauro dei filmini domestici, Il treno va a Mosca compone un collage di questo sterminato archivio limitandosi al quel periodo, tra il 1956 e il 1964, tra l’Emilia, l’URSS e l’Algeria liberata, per raccontare l’acme e il declino del fervore utopico e ideologico del protagonista, ma anche per mettere in evidenza l’importanza della documentazione visiva per comprendere il mondo e i suoi risvolti. Ferrone e Manzolini hanno trascorso tre anni guardando, selezionando, montando e lavorando sui filmini di Sauro e dei suoi amici, aggiungendo o trovando musiche per dare al film una connessione narrativa e teorica sull’importanza della cinepresa e dello sguardo in prima persona. E realizzando un film che si speri possa dare il via a un’analisi più ampia degli home movies italiani e non solo.

EMANUELE RAUCO