Marco Muller e la sua Roma, tra festa e festival

Il direttore artistico del Festival di Roma presenta il programma dell'8^ edizione: "Una schizofrenia benefica".
Intervista a Marco Muller a cura di Emanuele Rauco

Dopo un primo anno transitorio, Marco Muller è alla prova del nove con il Festival Internazionale del Film di Roma: potrebbe essere l’ultimo, ma di sicuro il direttore artistico cerca di far interagire le due anime della manifestazione, quella di festival che ricerca linguaggi, autori e parti del mondo sconosciute, e quella di festa, che attira il pubblico con film di ampio respiro e grandi nomi. “Una schizofrenia addomesticata ma non domata, di cui il cinema ha bisogno” l’ha definita Muller, e questo è l’8^ edizione del festival, aperto da L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi e chiuso dal kolossal cinese The White Storm di Benny Chan.

Un concorso ricco di sguardi curiosi e affascinanti, che oltre i 4 film in lingua inglese già annunciati (Dallas Buyers Club, Her, Another Me e Out of the Furnace), allinea 3 curiosi film italiani, tutte opere seconde: I corpi estranei di Mirko Locatelli, Take Five di Guido Lombardi e Tir di Alberto Fasulo, film che scavano il reale tra documento e romanzo, confermando una fortissima tendenza del nostro cinema, con cui anche il pubblico sta cominciando a fare i conti. Interessante poi la poliedricità geografica dei film, con opere davvero da tutto il mondo e da ogni continente con un occhio di riguardo per il Giappone di Kurosawa Kiyoshi (Seventh Code) e di Miike Takashi (The Mole Song), quest’ultimo anche fuori concorso con il mediometraggio Blue Planet Brothers. Ed è proprio il fuori concorso a riservare gioie ai cinefili di ogni tipo: The Hunger Games parte seconda per i teenager, i premi alla carriera a Tsui Hark e Aleksei German (quest’ultimo postumo) con la presentazione dei loro ultimi film, e poi una serie di grandi chicche, dal Paradiso degli orchi da Pennac a Las brujas de Zugarramurdi di Alex De La Iglesia, dal già cult Gods Behaving Badly (dei che si trasferiscono a Manhattan) a The Green Inferno di Eli Roth, da Davide Ferrario che con La Luna su Torino dà una sorta di seguito a Dopo mezzanotte ai Manetti Bros. di Song’e Napule con il colpo dell’atteso Snowpiercer, blockbuster d’autore firmato a Hollywood dal grande sud-coreano Bong Joon-ho. E non manca nemmeno Wes Anderson, con un corto dal titolo Cavalcanti dedicato al grande regista inglese degli anni ’40. Per tutti i gusti, e anche oltre.

EMANUELE RAUCO