“Medeas”, il delicato esordio alla regia di Andrea Pallaoro

Il giovane regista italiano debutta sul grande schermo con un'opera minimalista made in Usa
Intervista ad Andrea Pallaoro a cura di Marilena Vinci

Nella provincia americana più profonda, Ennis, severo e instancabile allevatore, fatica a mantenere il controllo sulla propria vita: la moglie, la giovane Christina, è sempre più chiusa in se stessa, mentre i figli sognano una via d’uscita dal chiuso e soffocante silenzio in cui vivono. È Medeas, opera prima dell’italiano Andrea Pallaoro con Catalina Sandino Moreno e Brían F. O’Byrne presentato in concorso nella sezione Orizzonti della 70 Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

La vicenda di Medeas è basata in gran parte su fatti realmente accaduti, rielaborati attraverso un approfondito studio psicologico. Un’opera minimalista, che racconta il conflitto sempre più pericoloso fra libertà e controllo, intimità e alienazione, e si caratterizza per dialoghi ridotti all’osso e totale assenza di colonna sonora.

“Il film nasce dalla convinzione che per riuscire a comprendere il comportamento umano, ogni giudizio morale deve essere sospeso. – scrive nelle note di regia Pallaoro – I personaggi di Medeas non sono rappresentati come buoni o cattivi, ma piuttosto come esseri umani complessi con le loro paure, ansie, bisogni e desideri. Anche per questo motivo ho preferito mettere da parte i meccanismi narrativi tradizionali per concentrarmi su semplici impulsi sensoriali, estetici, emotivi, alla ricerca di un cinema minimalista in cui il racconto è il risultato dell’osservazione dei personaggi e del mondo che li circonda, non un’imposizione artificiosa su di essi”.