Minervini: l’America nera della paura

In Concorso, Cosa fare quando il mondo è in fiamme? di Roberto Minervini e in sala da ottobre con la Cineteca di Bologna.. La nostra intervista al regista italiano che lavora e vive in Texas.
Intervista a Roberto Minervini a cura di Giovanna Barreca

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“Io non cesso di essere un bianco europeo e utilizzo la mia possizione di potere per un lavoro che abbia un significato, che mi faccio dormire bene la notte” dichiara Roberto Minervini, uno dei registi più sensibili e attento al nostro tempo presenti alla 75esima Mostra del cinema di Venezia.
What you gonna do when the world’s on fire (Che fare quando il mondo è in fiamme?), in concorso è un film di osservazione che focalizza l’attenzione su alcuni abitanti della comuntà di New Orleans; davanti ad una telecamera che diventa invisibile, alcuni di loro, mettono a nudo la verità, la loro rabbia. Una comunità che convive quotidianamente con la violenza, che conosce il terrore e la paura di non vedere tornare i propri figli a casa la sera solo per la razza alla quale appartengono. Nel 2017, dopo una serie di uccisioni da parte della polizia, le Black Panther vanno a parlare con le persone casa per case e organizzano una manifestazione di protesta proprio contro le forze dell’ordine. Minervini è lì con la capacità di filmare creando, poi in fase di montaggio con la collaborazione di Marie-Hélène Dozo, un flusso di momenti magici così veri da sembrare fiction.
Il film mette a nudo la crisi esistenziale di un Paese dove il problema razziale continua ad essere irrisolto e che nell’era Trump, più che in passato, vede il suo acuirsi.

Alla nostra intervista aggiungiamo due aspetti legati alla scelta del regista dell’uso del bianco e nero, voluto per la necessità di creare un equilibrio estetico alle storie che non convergono a livello drammaturgico. Il secondo è l’aspetto temporale della storia perchè “non è la mia storia – precisa l’autore – ma vuol raccontare le storie. Possiamo dire che il bianco e nero è un po’ farsi da parte”.

In conferenza stampa è stato precisato dai produttori che si tratta non solo di un film politico ma di un film comunitario perchè solo la forza della troupe coesa e coraggiosa ha permesso di portare a termine le riprese.”Molte volte ci hanno sparato addosso e loro continuavano a girare” precisa commosso Minervini.

giovanna barreca