Karawan Fest, si parte!

Si tiene a Roma, nel quartiere Torpignattara, da domani, venerdì 27 fino a domenica 29 novembre 2015, con ingresso a sottoscrizione – presso l’ex aula consiliare del Municipio (Via dell’Acqua Bullicante, 2), la quarta edizione di Karawan Fest, il primo (e unico) festival di cinema che affronta i temi della convivenza, dell’identità, dell’incontro tra culture in tono programmaticamente non drammatico, partendo dalla convinzione che il sorriso sia il terreno d’incontro naturale fra le diverse culture del mondo, il “luogo” ideale in cui scompaiono le differenze e ci si riscopre umani. Proiezioni di lungometraggi, cortometraggi, una mostra fotografica, un concerto e un incontro pubblico animeranno la tre giorni del festival, diretto da Carla Ottoni e Claudio Gnessi, con un programma speciale che prevede un focus dedicato al cinema di India e Bangladesh, le cui comunità sono tra le più numerose a Tor Pignattara. Sarà anche allestito un Baby Point, a cura di Città delle Mamme, per cambiare e allattare i bambini.

Un’esplosione di colori, suoni e danze investirà il popolare e multietnico quartiere, dove il progetto è nato e continua a svolgersi, per proporre un modello di convivenza basato sul piacere della scoperta e della partecipazione e offrire un nuovo punto di vista su Paesi poco conosciuti, o rappresentati attraverso stereotipi e cliché, che non rendono giustizia a cinematografie incredibilmente intense, colorate e vitali. Il programma di domani, venerdì 27 novembre prevede alle ore 19:30 l’inaugurazione della mostra fotografica “Sonny Story”, di Marcello Scopelliti, la vita di uno dei tanti ragazzi indiani della Pianura Pontina, un appassionante viaggio fotografico tra il Punjab e l’Italia. A seguire, il meglio della produzione indiana, con due commedie, Aiyyaa di Sachin Kundalkar, film pieno di umorismo, energia e passione, che esplora il tema del desiderio femminile al ritmo travolgente delle danze bollywoodiane, quindi Sulemani Keeda, diretto da Amit V Masurkar, eletto miglior film indipendente indiano del 2014, una spassosa slacker comedy che prende in giro miti e riti di Bollywood attraverso la storia di una scombinata coppia di sceneggiatori. Quindi, sabato 28 novembre alle ore 19:00, concerto dei Moon Stars Studio, formazione di giovani musicisti di origine bengalese, con l’accento romano e il cuore a Dhaka. A seguire, il lungometraggio bengalese Television, di Mostofa Sarwar Farooki,astro nascente del cinema del sud-est asiatico, che racconta la reazione degli abitanti di una cittadina al divieto di ogni forma di immagine e di immaginazione in quanto potenzialmente pericolosi. Quindi, la commedia romantica Dum Laga Ke Haisha, di Sharat Katariya, la storia di una coppia di giovani alle prese con la tradizione, i sentimenti e il desiderio di realizzare le proprie aspirazioni.

Domenica 29, giornata conclusiva dell’evento, con una selezione di cortometraggi di animazione dalla Siria, seguita da un incontro con artisti, registi, giornalisti ed esperti del settore (da Raffella Cosentino a Carolina Popolani, da Leonardo De Franceschi, a Khalid Chaouki, ma anche Celeste Costantino e Giulia Pietroletti) e la proiezione, in chiusura, di Andalousie Mon Amour, commedia satirica marocchina diretta da Mohamed Nadif sull’immigrazione clandestina, un omaggio a tutti gli harragas che partono con il sogno dell’Europa. KarawanFest è un progetto sul recupero degli spazi per restituire al quartiere di Tor Pignattara il cinema di cui è orfano da oltre 30 anni. Dal 2012, schermo e proiettore in spalla, gli organizzatori trasformano spazi abbandonati e in disuso in luoghi in cui le persone possano re-incontrarsi e godere del rito collettivo dello schermo cinematografico illuminato. Tra scorribande e improvvisazioni per i vari angoli del quartiere sono stati realizzati diversi eventi, incluso l’omaggio a Claudio Caligari a pochi giorni dalla sua scomparsa, con la proiezione del cult Amore tossico al Parco Giordano Sangalli cui hanno partecipato centinaia di persone.

“In questi giorni di grande tristezza – sottolineano i direttori artistici – in cui è impossibile non essere sconvolti e risulta difficile orientarsi nel mare di notizie, opinioni e punti di vista che si susseguono incessantemente sui nostri schermi, noi di Karawan ci siamo interrogati sul senso più profondo del nostro progetto, concepito come una festa che abbatte le barriere tra culture con il potere di una risata. E abbiamo deciso di andare avanti…”.

Redazione