A Pesaro l’identità americana

Intervista al regista Thomas Allen Harris che, partendo da un intenso lavoro su di sè e attingendo ad album di famiglia e a 15mila foto di afroamericani, ha realizzato "Through a lens darkly".
Intervista a Thomas Allen Harris a cura di Giovanna Barreca

La dignità del proprio posto nel mondo spesso decentrato o spiazzante rispetto a ciò che viene imposto dall’ordine sociale imperante. Per molto tempo per gli afroamericani è stato così: una lotta essere riconosciuti come essere umani e poi individui titolari di diritti. Ora che la società è più integrata, Thomas Allen Harris regista americano, nero, gay e pluripremiato per i suoi lavori (Vintage e Twelve disciples of Nelson Mandela) ha trovato una struttura classica ma dal potente impatto visivo per raccontare 170 anni d’America in Through a lens darkly: black photographers and the emergence of a people. Presentato alla Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, all’interno della Retrospettiva Usa sul cinema sperimentale narrativo del nuovo millennio, insieme a Francophrenia di James Franco indaga il tema dell’identità.
Dieci anni di lavoro e 15mila fotografie di neri, prima accanto ai figli dei loro padroni e poi nei primi scatti di fotografi di colore che approcciavano il mezzo, fino alle prime modelle fotografate “bellissime anche se nere” e alle prime donne che si mettevano dall’altra parte dell’obiettivo. E in questo excursus visivo anche immagini crude di americani picchiati, denigrati dai loro connazionali. La maggor parte però sono volti che guardano in macchina interrogando fotogramma dopo fotogramma lo spettatore. Attraverso la naturalezza nell’esibizione del corpo, anche nudo, in alcuni scatti, è percepibile la riappropriazione di una propria identità come individui desiderata dai soggetti che con forza e dignità si ponevano davanti all’obietivo. Il film permette di esplorare il ruolo della fotografia e soprattutto come tale mezzo possa restituire fedelmente o interpretare la realtà visuale presa in esame. L’opera diventa un flusso che lega le figure del passato con quelle contemporanee volendo evidenziare la continuità e il bisogno che tale legame venga riconosciuto perchè porti davvero a una presa di coscienza collettiva forte. La voce over del regista stesso potenzia tale desiderio.
Il progetto decollato soprattutto grazie al sostegno del Sundance Film Festival e al suo fondo per gli sceneggiatori, oggi vuole arrivare a raccontare anche le altre comunità che formano gli Stati Uniti e per tale motivo è in corso una nuova raccolta fondi. Per maggiori informazioni: www.1world1family.me.

GIOVANNA BARRECA