Popoli mediometraggi: vince A’ iucata

Michele Pennetta vince con un documentario sul mondo delle giocate, delle scommesse clandestine nella splendida cornice di una Catania, con il faro e le pendici dell'Etna innevate. Un microcosmo che cela tutto un mondo di verità e vite ai margini.
Intervista a Michele Pennetta a cura di Giovanna Barreca

Miglior Mediometraggio al Festival dei Popoli a A’ Iucata (La giocata) di Michele Pennetta (Svizzera, 2013) con tale motivazione: “Nel celebrare la relazione tra brutalità e sensualità, l’autore indaga la tensione tra il corpo e la rappresentazione di una comunità”. Il premio anche in denaro (4000 euro), dona maggiore visibilità a un film realizzato nella Catania delle corse di cavallo clandestine. Il regista nato a Varese nel 1984 si reca nella città siciliana con una sceneggiatura già molto bene delineata ma scopre e crea solo sul campo un documentario, con diversi piani narrativi che sa indagare con perizia. Un microcosmo complesso dove c’è un rapporto padre – figlio, con un uomo burbero e prepotente detto “il farmacista” che possiede uno splendido cavallo di nome Vito Portanova; con l’aiuto del figlio Vittorio, ragazzo taciturno e grande osservatore, vive facendo gareggiare l’animale inlegalmente. Poi c’è l’elemento della notte quando l’animale è libero di allenarsi per le strade della città, quando gareggia. C’è la clandestinità nella quale vivono i protagonisti quando organizzano nella stalla cene tra amici e fissano le quote delle scommesse. C’è lo sfruttamento dell’animale dopato per raggiungere prestazioni migliori, picchiato da un uomo che lo considera solo un oggetto per ottenere denaro facile.
Metafora di tutto il film gli ultimi minuti: il cavallo corre verso il traguardo inseguito dall’avversario, il quadro va in nero. Allo spettatore resta nella mente l’immagine del sudore dell’animale mentre ascolta il suo ansimare.
A’ Iucata fu presentato al Festival di Locarno quest’estate e arriva ai Popoli in prima nazionale.

GIOVANNA BARRECA