Popoli: vivere nel sottosuolo di Odessa

Juri Rechinsky per Sickfuckpeople, il suo primo lungometraggio, porta la macchina da presa nei sotterranei di Odessa, tra giovani eroinomadi alla deriva che hanno trovato in questi anfratti stretti ed umidi un luogo dove sopravvivere.
Intervista a Juri Rechinisky a cura di Giovanna Barreca

Una mano che emerge da un buco sottoterra e poi un corpo che lentamente si trascina su un marciapiede e lentamente inizia a camminare per le strade di una città che sembra non badare a quel ragazzino emerso dall’infermo. Sickfuckpeople, presentato al Festival dei popoli è un film duro per la violenza di alcune immagini, duro per la condizione di vita dei giovani che il regista Juri Rechnisky incontra ad Odessa, decidendo poi di seguirli nei cunicoli dove si rifugiano e vivono conservando un po’ di cibo, la droga e piccoli oggetti. Sickfunckpeople, in concorso, con un bianco e nero netto e disarmante e la divisione in capitoli, non ci nasconde nulla di queste esistenze e di quello che gli accadrà nell’arco di tre anni. La macchina li segue lentamente nei sotterranei e con movimenti più veloci nelle scene per le vie della città. Almeno nella prima parte. Nella seconda lo sguardo diventa più riflessivo perchè indaga i cambiamenti avvenuti nella vita di tre di loro, li affronta con loro nel momento in cui tali svolte avvengono (anche per mano dello stesso regista complice). Rechinisky, classe 1986, si muove totalmente allo scoperto tra ragazzi vittime delle loro scelte, delle loro dipendenze. La decisione di non edulcorare nulla ci viene spiegata così nella nostra intervista: “Neanch’io riuscivo a distogliere lo sguardo dalla vena, la siringa, il sangue. C’era qualcosa che dentro di me gridava ma ho deciso di tenere quelle immagini in tutto il loro orrore. Sapevo che qualche spettatore sarebbe rimasto disturbato. Ma quella era la verità ed era l’unica che potevo mostrare”. Messa a nudo dolorosa del vuoto.

GIOVANNA BARRECA