#RomaFF14-Crescere amici nella diversità, grazie anche al cricket

Jacopo De Bertoldi filma Fernando e Shince che crescono insieme nel quartiere più moltietnico di Roma. This is not cricket è il racconto della loro amicizia e del loro tentativo di continuare ad essere fratelli, nonostante non ci sia più il cricket ad unirli. La nostra intervista al regista.
Intervista a Jacopo De Bertoldi a cura di Giovanna Barreca

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“Una storia nata a Piazza Vittorio, uno dei quartieri più multietnici di Roma” così esordisce la voce narrante di Fernando, protagonista con Shince di This is not cricket di Jacopo De Bertoldi, documentario presentato alla Festa del cinema di Roma, in Alice nella città.
La voce di Fernando accompagna le immagini che lo ritraggono bambino quando, per giocare, scende le scale di casa e si ritrova al parco dove i suoi coetanei non rincorrono un pallone ma hanno una strana mazza e attraversano il campo da una parte all’altra. I bambini, figli di migranti soprattutto indiani e packistani, giocano a cricket. A battezzare l’esperimento di integrazione ci sono anche le telecamere del tg regionale. La squadra cresce e arrivano al campionato nazionale under 17 dove vincono, abbracciando la bandiera italiana anche se tutti, tranne Fernando, sono immigrati senza cittadinanza. Da allora Fernando e Shince sono rimasti amici, passando dall’infanzia fatta anche di trasferte, all’adolescenza con le nuove amicizie, i nuovi interessi, con una squadra che non riesce a mantenere nè un’unità nè un allenatore e finisce per sciogliersi. Spariscono i compagni, alcuni in maniera poco felice ma Fernando e Shince no, continuano a vedersi. Superano anche il periodo di lontananza di Shince, quando il giovane vuole ritrovare le sue origini e parte per l’India. Pensa di ritornare nel paese della sua infanzia e invece i violenti cambiamenti climatici e socio-culturali lo rendono diverso agli occhi di Shince, tanto che, in una delle scene più forti del film, una volta tornato in Italia, confessa all’amico di essersi sentito più straniero in India che in Italia dove vive, dove ha frequentato le scuole, dove è tornato ma è un’Italia che ancora non lo riconosce cittadino italiano.
Una narrazione appassionata e appassionante che, attraverso l’amicizia di questi due ragazzi, racconta un’Italia che esiste già, che già esisteva vent’anni fa, nonostante la politica faccia ancora molta fatica ad accettarla. Come detto anche durante l’intervista col regista, un ruolo fondamentale è ricoperto dalla musica del film.

giovanna barreca