Romano e la fuga dal cinema alla Mostra del nuovo cinema di Pesaro

Ananke di Claudio Romano, in prima mondiale a Pesaro, racconta la rifondazione dell'uomo e del cinema. Ascolta l'intervista al regista
Intervista a Claudio Romano, di Emanuele Rauco

10633990_10205101577009469_7721670007262563102_o-e1424263703511Suggellare una retrospettiva con una prima mondiale è un paradosso che può trovare casa solo in un festival come quello di Pesaro. Alla Mostra del nuovo cinema numero 51 infatti si celebravano gli esordi italiani degli anni ’10 presentando Ananke, opera prima di Claudio Romano mai proiettata prima, creando un corto circuito che la direzione ha ribattezzato “re-prospettiva”. Ananke racconta di due persone che fuggono verso la montagna e la solitudine per fuggire da una minaccia oscura e misteriosa; il loro tentativo di ricostruire una propria personale civiltà rischia però di infrangersi contro la loro disperazione esistenziale.
Preparato, realizzato e curato per circa 5 anni, Ananke è un film che guarda a Bela Tarr ma lo restituisce con una sensibilità personale nel catturare luoghi e atmosfere che Romano sente profondamente sue, tanto da “costringerlo” a girare il film non lontano dalla sua casa in Abruzzo, in un paesino disabitato, in totale autonomia e isolamento, arrivando al supporto di Gianluca Arcopinto e della sua Pablo – che lo distribuirà anche – solo per la fase di post-produzione. Un’avventura e una scommessa, ma anche la voglia di fuggire da un mondo oppressivo per ricostruire un’idea propria di cinema magari non sempre accessibile, ma di sicuro affascinante e importante, anche solo concettualmente. L’intervista radio al regista la trovate sopra l’articolo, cliccando play.

EMANUELE RAUCO