Stefano Accorsi e Sergio Rubini, pomodori contro le mafie

Accorsi e Rubini protagonisti di La nostra terra, film di Giulio Manfredonia dedicato alle battaglie dell'associazione Libera
Intervista a Giulio Manfredonia a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Stefano Accorsi a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Sergio Rubini a cura di Emanuele Rauco

L’antimafia non ha bisogno solo di eroi, a volte per combattere la criminalità diffusa bastano dei coltivatori. E’ il fondo di La nostra terra, nuovo film di Giulio Manfredonia, interpretato da Stefano Accorsi e Sergio Rubini, in uscita il 18 settembre in circa 80 sale. Il film, basato su storie vere, racconta della nascita di una cooperativa agricola su un terreno confiscato alla mafia, della loro lotta contro il potere che ancora il boss esercita sulla popolazione sebbene in carcere, ma anche delle difficoltà burocratiche e culturale che si celano dietro la lotta alla mafia fatta giorno per giorno.
La nostra terra è una commedia dalle venature drammatiche ispirata alle vicende di Libera, l’associazione contro le mafie che da vent’anni unisce i cittadini in atti concreti a favore della legalità e che è tornata all’attenzione delle cronache dopo le minacce di Riina a don Ciotti registrate dai magistrati: non solo contrastare con la polizia e le forze dell’ordine, ma anche diffondendo la speranza del futuro e dell’alternativa al crimine, attraverso una storia che parte dal basso, dal lavoro dei contadini e dal rifiuto della paura. Il tutto, nel film di Manfredonia – che come in Si può fare mette insieme una comitiva molto sui generis -, diventa una commedia semi-leggera, in cui al posto dei proiettili ci sono i pomodori: da coltivare e vendere, ma anche da tirare contro i mafiosi che credono che la terra sia ancora la loro.

EMANUELE RAUCO