Torino al femminile già dall’apertura con l’eroina Gemma Bovary

La nostra intervista a Anne Fontaine che in Festa Mobile presenta una commedia che poggia tutta la sua forza ironica e uno spirito giocoso sull'ottima interpretazione di Fabrice Luchini.
Intervista ad Anne Fontaine a cura di Giovanna Barreca

Torna il “Festival del Cinema Giovane”? La prima edizione affidata ufficialmente ad Emanuela Martini ha spinto molti a parlare di una trentaduesima edizione del Torino Film Festival tornato alle origini quando la kermesse puntava tutto sulla sperimentazione e sui giovani autori di talento. Daremo un responso dopo la visione di parte dei 197 film presenti ma sicuramente quest’anno il festival vira molto al femminile: non solo per le 5 autrici italiane chiamate da Paolo Virzì (guest director) a presentare i loro documentari sul reale in “Diritti e rovesci” ma perchè di giovani autrici si vedranno opere prime e non in diverse sezioni. Da Onde con la promettente Deborah Stratman che presenta Hacked Circuit alla talentuosa Eleonora Danco con N-Capace in concorso, passando a Chiara D’Anna attrice per Peter Strickland in The duke of burgundy, solo per citare alcuni film sicuramente da non perdere. E anche l’apertura è riservata ad un’attrice passata ormai da tempo dietro alla macchina da presa: Anne Fontaine. Il suo Gemma Bovary – presentato nella capiente sala del Lingotto dove il festival apre ufficialmente i battenti – ha strappato più di una risata a scena aperta per gli equivoci e i giochi presenti nel film. Protagonista un Fabrice Luchini che come ormai sappiamo sa regalare uno sguardo intelligente, poetico e gentile e spesso un senso a visioni di opere prive di una buona messa in scena o dalla struttura narrativa debole come in questo caso. Martin (Luchini) in un piccolo borgo della Normandia si ricicla come panettiere in età ormai matura, conducendo una vita regolare con una moglie e un figliolo. Una vita mortalmente tranquilla che viene ravvivata dall’arrivo di una nuova vicina inglese e dal marito. I comportamenti della coppia e la sensualità di Gemma (Gemma Arterton) portano l’uomo a risvegliare il suo amore per Flaubert e per l’eroina malinconica del suo romanzo più famoso.
L’autrice impasta alcuni elementi del romanzo di Emma Bovary e del fumetto Gemma Bovary di Posy Simmonds con il racconto di odierne fragilità maschili e femminili in chiave giocosa e folle fino ad un guitto finale che ci catapulta dalla Normandia alla Russia di Anna Karenina, permettendo anche al personaggio più bistrattato del film (il figliolo del protagonista) di vivere il suo piccolo momento di gloria.

giovanna barreca