La Maison de la Radio: un documentario sulla Radio

Nell'intervista a Le Monde, Nicolas Philibert presenta il suo documentario La Maison de la Radio, che celebra la radio come mezzo di comunicazione del mistero e dell'invisibile.

Nell’intervista rilasciata dal regista e documentarista francese Nicolas Philibert alla giornalista di Le Monde Hélène Delye, si parla di radio e in particolare di la Maison de la Radio, che dal 1975 è la sede ufficiale della società Radio Francia. La Maison de la Radio è proprio il titolo del documentario, in uscita nelle sale francesi domani 3 Aprile. L’obiettivo di questo progetto, come lo stesso cineasta ha rivelato nel corso dell’intervista, è quello di “trasmettere la radio attraverso il suono, le voci, l’audio, l’attenzione alla parola, la tensione davanti al microfono, i gesti e le intonazioni.” Philibert dice di essere un ascoltatore abituale della radio e con questo film-documentario ha rivelato di essersi voluto confrontare con la difficoltà di filmare questo mezzo di comunicazione, cercando di “non distruggere la sua peculiarità, anzi di conservarne intatto tutto il suo mistero, in quanto la radio è il mezzo dell’invisibile e tale invisibilità va totalmente conservata.” Il progetto risponde anche all’idea di servizio pubblico, perché La Maison de la Radio è una radio di servizio pubblico che “può elevare l’ascoltatore medio e costituire per lui una valida alternativa alla volgarità imperante.” Il regista crede fortemente a questa radio come “bene comune, che viene finanziata dalle imposte pubbliche”. In particolare, riferendosi a questo progetto, Philibert dice di non aver fatto un reportage, bensì un documentario, “utilizzando gli espedienti della fiction, filmando delle vere situazioni e dei veri personaggi con il montaggio che è stato costruito come una partizione musicale, polifonica.” I personaggi scelti hanno una forte personalità e una bella presenza, sono protagonisti spesso delle trasmissioni radiofoniche di attualità, anche se il regista non ha voluto privilegiare questo aspetto, in quanto come lo stesso Philibert ammette “l’attualità è facilmente deperibile, non volevo che il film apparisse come datato prima ancora che uscisse nelle sale”.

ELISA BORGHINI