Virzì e Sorrentino quasi pari ai David di Donatello 2014

La grande bellezza vince 9 David, il film di Virzì 7 tra cui però quella per il miglior film. Pif esordiente dell'anno, Servillo miglior attore
Intervista a Valeria Golino a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Valeria Bruni Tedeschi a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Paolo Virzì a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Jasmine Trinca a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Sidney Sibilia a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Edoardo Leo a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Carlo Verdone a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Ferzan Ozpetek a cura di Emanuele Rauco
Intervista ai Foja a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Galatea Ranzi a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Paola Minaccioni a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Pif a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Stefano Fresi a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Erica Mou a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Giuseppe Battiston a cura di Emanuele Rauco

E’ quasi un pareggio quello decretato dalla 58^ edizione dei David di Donatello tra Il capitale umano di Paolo Virzì e La grande bellezza di Paolo Sorrentino: 9 premi per il regista napoletano, 7 per quello livornese, tra cui però quello di miglior film. La grande bellezza ha conquistato molti premi tecnici, per la fotografia di Bigazzi, la scenografia, i costumi, il trucco e le acconciature, gli effetti visivi, sublimati dal premio a Servillo come miglior protagonista, alla produzione e alla regia. A Virzì, oltre il premio principale, molti premi artistici, come alla sceneggiatura, e agli attori – Bruni Tedeschi come protagonista, Golino come non protagonista e Gifuni come non protagonista – più al sonoro e al montaggio.
Altro protagonista della serata è stato Pif, il cui esordio La mafia uccide solo d’estate ha vinto il premio come opera prima e il David Giovani assegnato dalle scuole; praticamente nessuna sorpresa e non c’è stato scampo nella spartizione dei premi tra i due colossi della stagione, se non il piccolo exploit di Song’e Napule che ha vinto il premio per la colonna sonora di Pivio e Aldo De Scalzi e per la canzone ‘A verità. Mentre in America e Gran Bretagna sono andati i premi per i migliori film stranieri: Philomena è il miglior film europeo, Grand Budapest Hotel quello straniero.

Quella 2014 è stata l’edizione che sancisce non solo il ritrovato stato artistico della produzione italiana, ma anche pone il sigillo alla sua affermazione costante in terra straniera, partita nel 2012 con l’Orso d’oro ai Taviani e giunta fino al recente festival di Cannes in cui Rohrwacher ha vinto il Grand Prix: premesse che non hanno dato vita a una cerimonia all’altezza della situazione. Tra un’Anna Foglietta volenterosa ma un po’ impacciata, un Paolo Ruffini totalmente fuori luogo e volgare (dare della “topa” a Sofia Loren non paga) e i testi dementi partoriti da Marco Giusti (tanto che qualcuno ha pensato a una sottile opera di parodia critica del David), il ritmo e lo spettacolo sono stati spesso discutibili e il vero vincitore è stato Valerio Mastandrea, che ha preso il palcoscenico nell’annunciare il premio a Bruni Tedeschi, fatto spettacolo, suscitato vere risate. Proponiamo all’Accademia di pensare a lui come conduttore, il prossimo anno.

EMANUELE RAUCO