Zvyagintsev racconta la corruzione russa a Cannes 2014

Con Leviathan, Andrey Zvyagintsev punta al palmares di Cannes 2014, in un film finanziato dal governo russo ma molto duro con il potere

Nonostante i pochi film e i periodi lunghi di lavorazione, Andrey Zvyagintsev è uno di quei registi che da un grande festival ritorna raramente a mani vuote. Leone d’oro con Il ritorno, miglior attore per Izgnanie a Cannes 2007 e Gran premio del Certain regard a Cannes 2011; il suo nuovo film, Leviathan, molto apprezzato dopo la proiezione per la stampa, si mette sulla scia dei precedenti, candidandosi a un premio. Il film racconta di una coppia che viene distrutta dall’essersi opposta a un ricco potente del piccolo paese marino in cui vivono: una causa per il possesso di un terreno, una relazione extra-coniugale con l’avvocato e una misteriosa sparizione segnano una crisi personale e collettiva.
Leviathan è una sorta di thriller a sfondo politico, in cui il leviatano della mitologia diventa la metafora dell’Unione Sovietica che ha devastato la Russia e di cui se ne pagano le conseguenze in termini di corruzione, gestione del potere, criminalità, con le rovine del passato a fare da location al film. Un film duro con lo stato delle cose in Russia, con la classe politica incarnata da Putin e la sua velata nostalgia per la dittatura, ma che nondimeno è stato in parte finanziato dal Ministero della Cultura russo: “Il film è stato visto dal ministro – ha dichiarato Zvyagintsev in conferenza stampa – e non l’ha amato. Lo capisco, anche se il nostro obiettivo non era un attacco diretto al governo, quanto parlare di alcune situazioni di corruzione in Russia. Però credo sia importante che il film sia stato finanziato anche se il governo non l’ha amato”.

EMANUELE RAUCO