Riti ancestrali a Bellaria

In concorso L'uomo sulla luna di Giuliano Ricci con le vedove sarde che dialogano con il mondo dei morti. La nostra intervista al regista.
Intervista a Giuliano Ricci a cura di Giovanna Barreca

“Esempio di film etnografico ma con la capacità di penetrare un mondo difficile, dove non è facile essere ammessi. Capacità del documentario di accedere a luoghi inviolabili” afferma il co-direttore Roberto Naccari parlando di quanto L’uomo sulla luna di Giuliano Naccari sia un film amato e degno, a tutti gli effetti, di partecipare al concorso del Bellaria Film Festival. Il giovane autore Ricci, come afferma anche ai nostri microfoni, partendo da un lavoro di ricerca lungo e dettagliato, è poi arrivato sulle montagne della Barbaglia per incontrare un gruppo di vedove che oggi, come nel passato, parlano con i morti. Il loro mondo sembra rinchiuso tra le mura delle loro case, del cimitero dove si recano tutte insieme spesso, tra i segreti che hanno imparato a custodire o che gli sono stati rivelati (e inquadrature sempre molto strette delineano e rendono ancora più chiara l’idea di una chiusura, di un mondo racchiuso in spazio angusti). Il mondo esterno arriva dirompente solo attraverso la scatola della tv ma ha un linguaggio così diverso da quello delle donne. Un mondo fatto anche di vocaboli spesso a loro sconosciuti. Alle interviste alle donne, alla loro immagine fasciata sempre in abiti neri (fortissimo il contrasto cromatico presente nel film), viene contrapposto il controcampo con i riti religiosi del passato riproposti oggi, tra sacrifici religiosi e il rosso del sangue che rievoca le vendette sanguinarie, le guerre tra famiglie, i segreti.
Nel 2011 il progetto del film arrivò tra i cinque finalisti del premio Solinas.

GIOVANNA BARRECA