Il disagio dei nostri tempi nel film di Andres Arce Maldonado

Con Carta Bianca, Maldonado racconta i drammi della società italiana in un film con Valentina Carnelutti. Dal 26 giugno al cinema
Intervista a Valentina Carnelutti a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Patrizia Bernardini e Andrès Arce Maldonado a cura di Emanuele Rauco

L’urgenza di raccontare un fatto di cronaca e i suoi risvolti sulla nostra società ha spinto il regista italo-colombiano Andres Arce Maldonado a imbarcarsi nella realizzazione di Carta Bianca, suo secondo lungometraggio (distribuito da Distribuzione Indipendente dal 26 giugno), completamente auto-prodotto non potendo contare su finanziamenti pubblici, per la sua nazionalità, né privati, visto il tema scottante. Il film parte dalla storia di un ragazzo nord africano che il 14 febbraio 2010 viene trovato morto assiderato davanti a una fabbrica, tra l’indifferenza di tutti i passanti. Da qui, Maldonado costruisce un racconto corale in cui s’intrecciano le storie di uno spacciatore che vuole cambiare mestiere, una badante con un passato da prostituta e un’imprenditrice nei guai con gli strozzini.
In Carta bianca le tre storie arriveranno a toccarsi e a confondersi quasi, tracciando il ritratto di un’Italia disperata, in cui gli immigrati, clandestini o meno, sono costretti a sopravvivere con ogni mezzo, magri in attesa di andare altrove e gli italiani vivono in un tessuto sociale fatto di corruzione, in cui ormai è impossibile distinguere buoni e cattivi. Maldonado, dopo Falene, abbraccia toni cuoi costeggiando il noir e costruisce il suo apologo affidandosi alla colonna sonora di Max Trani, al montaggio di Jennie Vasquez Alarcòn e a un gruppo di affiatati attori, capeggiati da Mohamed Zouaoui, Tania Angelosanto, Patrizia Bernardini e la partecipazione amichevole di Valentina Carnelutti.

EMANUELE RAUCO