Bicek racconta la lotta di classe partendo dalla scuola

Con Class Enemy, lo sloveno Rok Bicek esordisce con un dramma psicologico e sociale sulla scuola come specchio della società. L'intervista al regista
Intervista a Rok Bicek a cura di Emanuele Rauco

La scuola come microcosmo quasi allegorico delle contraddizioni della nostra società. E’ l’idea che Rok Bicek ha avuto per il suo primo lungometraggio Class Enemy, che dopo essere stato presentato nel 2013 alla Settimana della Critica a Venezia e aver ottenuto molti premi (tra cui la designazione slovena per l’Oscar e la nomination al premio Lux), esce nelle sale italiane, accompagnato dallo stesso Bicek che oggi a Roma ha presentato il film alla stampa. La storia è quella di una classe che, con l’arrivo di un severissimo professore di tedesco, dovrà fare i conti con la propria voglia di ribellione, che una tragedia acuirà in modo insanabile.
Ispirato al regista da fatti autobiografici e da situazioni vissute all’interno del liceo che frequentava da adolescente, Class Enemy è un dramma psicologico e sociale che chiude la vicenda rigorosamente dentro le quattro mura della scuola per farne una sorta di microcosmo attraverso cui raccontare la società: il rapporto con l’autorità, incarnata dall’attore Igor Samobor (tra le stelle dello spettacolo sloveno), la nascita di una lotta di classe in tutti e due i sensi, il divario generazionale che rispecchia due modi di intendere vita e politica. Bicek lavorando molto con i ragazzi non professionisti scelti come attori riesce anche a raccontare il modo spontaneo in cui nascono gli autoritarismi e le derive populiste, cercando di stimolare lo spettatore più che convincerlo. E i risultati finora gli danno ragione.

EMANUELE RAUCO