Bispuri e Rohrwacher raccontano le vergini giurate d’Albania

Laura Bispuri e Alba Rohrwacher presentano a Roma Vergine giurata, in uscita il 19 marzo dopo la presentazione al festival di Berlino
Intervista a Laura Bispuri e Alba Rohrwacher a cura di Emanuele Rauco

125744693-93396b65-3d96-43bd-8edf-42954d41f8d1Dopo essere passato in concorso – unico italiano – al festival di Berlino, arriva nelle sale dal 19 marzo Vergine giurata, esordio alla regia di lungometraggio di Laura Bispuri che, assieme alla protagonista Alba Rohrwacher, ha presentato oggi il film alla stampa italiana. La pellicola è tratta dall’omonimo libro di Elvira Dones e racconta la storia di due sorelle nate e cresciute sulle montagne albanesi, dove per tradizione le donne sono in possesso prima del padre e poi del marito. L’unico modo per trovare la libertà sociale è diventare vergini giurate, ovvero vestirsi e comportarsi come maschi rinunciando per sempre a sesso e amore: di queste due sorelle, mentre una fugge in città per una vita completa, la seconda (Rohrwacher) accetta questo giuramento.
Film duro e aspro come i luoghi in cui ne è ambientata una parte, Vergine giurata parte da una base documentarista, con le ricerche che Bispuri ha effettuato sul territorio albanese per conoscere tradizioni, usi e costumi della comunità montana, per creare un racconto drammatico di ricerca della libertà attraverso la femminilità, con una parte urbana in cui, attraverso il personaggio della nipote nuotatrice, la protagonista può riscoprire il suo corpo e il brivido che può dare. La regista ha difficoltà a rendere la grande potenza antropologica del racconto e a legare il presente e il passato, ma gli squarci di cinema notevoli non mancano e l’atmosfera creata sul set anche con gli altri attori, soprattutto i familiari di Rohrwacher come Flonja Khodeli e Lars Eidinger, funziona molto bene.

EMANUELE RAUCO