Cose dell’altro mondo

04/09/11 - In Controcampo italiano, il film di Patierno approda al Lido tra le polemiche, osando ridere sul problema dell'immigrazione nel Nord Est.

Dalla nostra inviata LAURA CROCE

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • Diego Abatantuono
  • Valentina Lodovini
  • Valerio Mastandrea
  • il regista Francesco Patierno
  • Appena annunciata la sua partecipazione alla 68/a Mostra del cinema di Venezia nella sezione Controcampo italiano, Cose dell’altro mondo di Francesco Patierno aveva già suscitato un vero putiferio. Il motivo è semplice: un trailer che mostra Diego Abatantuono nei panni di un compiaciuto e ignorante imprenditore veneto, intento a scagliarsi dagli studi di una tv locale contro la piaga dell’immigrazione (ovviamente con espressioni colorite e non proprio eleganti). Dopo aver invocato addirittura la mano di Dio per liberarsi di clandestini, extracomunitari e quant’altro, l’imprenditorotto deve però fare i conti con il vecchio adagio secondo cui bisogna fare attenzione a ciò che si desidera poiché si potrebbe ottenerlo. Dalla notte stessa tutti gli immigrati spariscono in massa senza lasciare traccia, ma lasciando in compenso le fabbriche bloccate, le scuole vuote, i campi di calcio deserti, e soprattutto un esercito di vecchietti allo sbando senza la guida della propria badante.

    Apriti cielo: quotidiani, opinionisti e rappresentati politici di ovvi partiti, tutti in coro a scagliarsi contro lo stereotipo del veneto ignorante e caciarone, contro l’idea che ormai gli “stranieri” costituiscano una parte fondamentale e imprescindibile del tessuto sociale. Peccato che, paradossalmente, nonostante il titolo, Cose dell’altro mondo non mostri e non sostenga nulla di trascendentale: fa solo un po’ di ironia (divertente) sui pregiudizi e i qualunquismi diffusi in una buona fetta del nostro Paese o, per lo meno, in una di quelle che riesce a fare più chiasso a livello politico e mediatico. Il personaggio di Abatantuono, ispirato a vere figure presenti nella ribalta del Nord Est, è di sicuro sopra le righe, per quanto il termine risulti fuori luogo ogni volta che si parla del panorama culturale italiano. L’ironia di Patierno inoltre risulta bonaria e quasi per nulla sferzante, andandosi a scagliare anche contro l’eccesso opposto, il terzomondismo incondizionato e un po’ aprioristico della maestra elementare interpreta da Valentina Lodovini, che va predicando l’integrazione a tutti i costi, perfino quello di reprimere e nascondere i suoi veri sentimenti. In mezzo a loro, il volto cinico e scocciato di Mastandrea, perfetta maschera di insensibilità e indifferenza italiana, a cui tuttavia la sceneggiatura concede più di uno spiraglio di speranza per il riscatto.

    Nel complesso, una commedia leggera e di sicuro non sconvolgente, che anzi si fa un po’ farraginosa nella seconda parte del film, quella dell’adattamento alla sparizione degli immigrati. Dopo aver descritto le conseguenze sociali più ovvie di una simile ipotesi, Patierno infatti fa fatica a esplorarne quelle profonde, virando perciò il racconto verso l’intimo e verso la contrastata love-story LodoviniMastandrea. Forse che il regista ci voglia dire che, scomparsi gli stranieri, ne pagherebbe le conseguenze anche la creatività del cinema italiano?

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