Titane: la possibilità di amore futuro

Palma d'oro a Cannes, in anteprima dal 21 settembre al cinema Troisi di Roma e in tutte le sale italiane del 30 settembre, Titane di Julia Ducournau. La nostra intervista alla regista e all'attore Vincent Lindon.
Intervista a Vincent Lindon a cura di Giovanna Barreca
Intervista a Julia Ducournau

In cosa sta la forza di un film d’autore? Più volte, soprattutto oggi, che ci si interroga sui nuovi formati e sulle nuove forme di produzione filmica questa domanda torna e spinge a ragionare su cosa stia o potrebbe diventare la settima arte che dalla sua nascita non ha mai smesso, come tutte le forme artistiche, di evolversi e mutare.

Thierry Fremaux, direttore del Festival di Cannes, ha selezionato per il concorso solo film di autori dalla forte personalità e questo è il caso anche di Julie Ducournau, che con il suo Titane ha spiazzato critica e pubblico, aggiudicandosi la Palma d’oro. Il film ora arriva anche in Italia, dal 30 settembre.

In realtà, per il pubblico di Roma, il film è  – in esclusiva – anche al cinema Troisi di via Induno, dal 21 settembre in lingua originale con i sottotitoli in italiano (l’unico modo nel quale andrebbe visto) perché i ragazzi del Cinema America hanno deciso, in accordo con I wonder Pictures, di inaugurare con la Palma d’oro  la programmazione della nuova sala, restituita alla città dopo 8 anni di ricorsi, bandi e lavori di restauro. E non poteva esserci scelta più azzeccata perché Titane è qualcosa di nuovo, qualcosa che sicuramente risveglierà dal torpore delle visioni casalinghe chi non è ancora tornato in sala, dopo la lunga emergenza sanitaria.

Scuote, divide, lascia tanti interrogativi ed era da anni che il pubblico non usciva da una sala ponendosi tante domande non solo sulle scelte stilistiche, ma su elementi della narrazione, rimasti sotto diversi aspetti volutamente poco chiari, sospesi.

La piccola protagonista delle prime scene del film è una bambina inquieta, che cerca lo scontro con il padre, infastidendolo mentre guida. Fatale l’incidente che ne consegue con il suo ricovero in ospedale e l’operazione per impiantarle una lastra di titanio all’altezza dell’orecchio. La piccola Alexia nasce, o meglio rinasce in una vicinanza, sentendo un senso di appartenenza con le auto, con il materiale che ora fa parte di lei (non a caso, quando esce dall’ospedale, lecca l’auto del padre). Chiusura in nero, stacco. Alexia da adulta (Agathe Rousselle), è una bellissima donna, dall’aspetto volutamente androgeno che ora le auto le ama (anche fisicamente) e lotta per trovare una sua identità. Non sa rapportarsi agli altri, non sa trovare un confronto se non nella violenza che la porta a diventare un’assassina feroce, spietata e disperata. E, come afferma la regista: “Alexia che ha paura di vivere (e non sa farlo), incontra Vincent che ha paura di morire”. Infatti la svolta nella vita della giovane avviene quando, messa all’angolo dalla polizia, sceglie di trasformarsi ancora e incontra Vincent (Vincent Lindon), un vigile del fuoco, ogni giorno a contatto con la paura della morte che è più spaventato dal tempo che passa, dai muscoli e da un corpo che cambia e rischia di non essere più tonico (tanto che si droga ogni giorno di steroidi) che dal fuoco degli incendi che spegne.

Vincent come Alexia conosce il dolore profondo e non riesce a superare la perdita del figlio, tanto da ricercarlo nei suoi sottoposti e poi in Alexia che all’inizio crede essere (o ha bisogno di credere che sia) il figlio, finalmente ritrovato dalla polizia.

C’è un profondo tormento nei corpi e negli animi dei due protagonisti che si avvicinano e allontanano fino alla fine del film (non a caso abbiamo chiesto all’attore il lavoro su questo elemento, visto che nel suo Vincent c’è una propensione forte all’amore, al bisogno di amare Alexia e nella giovane c’è una volontà di respingerlo – almeno all’inizio – perché spaventata da qualcosa che non conosce: l’amore). Un film cupo ma vivo nei sentimenti, nell’uso dei colori, nella volontà di interrogare lo spettatore, di costringerlo a rapportarsi con il film e con i forti sentimenti espressi al suo interno, anche attraverso una violenza funzionale a tale desiderio. Sulla violenza Lindon precisa:  “Titane non è più violento di tanti film che guardano i nostri ragazzi, di tanti filmati che girano sui social, di tutte le immagini che vediamo nei notiziari o della violenza di tornare a casa la sera e vedere qualcuno che dorme sui marciapiedi e chiederci se sopravvivrà alla notte. Quella è violenza vera”.

L’attore francese che ha lavorato due anni e mezzo solo sull’aspetto fisico del suo personaggio, precisa più volte che il film è soprattutto una grande storia d’amore: “la possibilità di amore futuro. Nel film ci sono due anime perse che sono convinte di essere sul punto di annegare e che – grazie a quell’incontro – capiscono che l’amore c’è ancora”.

Il cinema Troisi, biglietti disponibili su sito www.cinematroisi.it, rinasce grazie al progetto dei ragazzi dell’associazione Cinema America che, oltre alla nuova sala da 300 posti, aprono anche una sala studio da 80 postazioni, attiva 24 ore su 24, 365 giorni all’anno al piano superiore della struttura, con uno spazio al chiuso e una splendida terrazza all’aperto. Dieci anni di iniziative, anni di arene estive per riportare tanti ragazzi e la città tutta al cinema e donare oggi, anche a chi – come molti di loro – abita in periferia, uno spazio dove vivere il centro della città. Un foyer-bar, uno spazio polifunzionale per mostre ed eventi completano la struttura che vuole diventare una “piazza inclusiva, uno punto di riferimento” precisa Valerio Carocci, presidente dell’Associazione Piccolo America.

L’immobile, concesso a canone agevolato da Roma Capitale mediante bando pubblico, è stato restituito alla città grazie al Ministero della Cultura, Regione Lazio, Bnl, Siae, otto per mille della Chiesa Valdese, il green partner Iberdrola e il digital sponsor Tim che hanno sostenuto e finanziato il  progetto di restauro e risanamento conservativo della struttura per circa 1.500.000 euro.

La sala dotata anche di una tecnologia audio e video all’avanguardia, è dotata di due posti riservati per persone con disabilità e di un sistema per persone audiolese e ipovedenti, in modo da garantire a tutti l’accesso alle proiezioni che saranno in prevalenza in lingua originale con sottotitoli in italiano in prevalenza, alternare a proiezioni doppiate.

 

giovanna barreca