Franca la prima

01/11/11 - Extra presenta il nuovo film di Sabina Guzzanti, ritratto affettuoso e amichevole della grande Franca Valeri e del suo talento da pioniera.

Dal nostro inviato EMANUELE RAUCO

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA alla regista:

  • Sabina Guzzanti
  • Una leggenda vuole che il grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli, per insegnare ai suoi allievi il ritmo e la pausa in musica, facesse ascoltare i monologhi di Franca Valeri. Basterebbe questo aneddoto, comunque significativo anche se fosse falso, per descrivere il talento e la grandezza dell’attrice milanese, al centro di Franca la prima, il nuovo documentario di Sabina Guzzanti presentato in concorso nella sezione Extra del Festival di Roma. Partendo dagli spettacoli e dagli happening in cui Guzzanti e Valeri dividevano il palco, il film racconta la novantunenne attrice, la sua vena pionieristica nel portare il cabaret e la comicità femminile, ma anche il suo lavoro odierno da attrice e drammaturga, le difficoltà dello spettacolo e della cultura italiane, l’occupazione dei centri dell’arte come il teatro Valle. Un documentario tra il ritratto e il tributo, scritto dalla stessa Guzzanti e nato quasi per caso, a testimoniare una stima artistica e umana che travalica le dichiarazioni e le ispirazioni da palcoscenico.

    Fuori dalla logica dell’agiografia, o del ritratto condiscendente alla star decaduta, il film vira l’attenzione sull’attività di un’attrice mai doma e mai stanca, che si annoia quando non può girare l’Italia in tournée, descrivendo il passato (tramite materiali d’archivio e testimonianze) per parlare di una donna che ha fame di presente e futuro: il film comincia al teatro Valle di Roma per la presentazione di Parigi, o cara di Caprioli e finisce nello stesso teatro, occupato da artisti e cittadini romani per impedirne vendita e chiusura, e anche la carriera di Valeri è partita da quel teatro e da lì si rilancia per una nuova giovinezza, fatta di produzioni che non riesce a mettere in scena e attivismo politico (ultimo esempio, la lettera aperta contro la discarica di Riano). In mezzo scorre un’amicizia trattenuta e sincera, che Guzzanti cerca di non far pesare allo spettatore, facendo da spalla e supporto alla collega, da appiglio e presentatrice, ma che affiora da piccoli gesti, come il buffetto che sul palco la maestra fa alla sua erede. E, forse, è proprio questo sentimento malcelato che limita il film, facendolo sembrare un ibrido non sempre convincente, irrisolto, probabilmente ancora non finito, nell’edizione come nella progressione, che appare in qualche modo tronca. Ma forse si tratta di un altro implicito omaggio a una grande protagonista del nostro spettacolo, che ancora non ha finito la propria carriera, ancora in fieri, proprio come il film a lei dedicato.