Bari, esordio d`autore

12/01/09 - Si apre oggi tra gli occhi del pubblico incuriosito e partecipe "Per il cinema italiano”, il Festival...

(dalla nostra inviata Laura Croce)

12/01/09 – Si apre oggi tra gli occhi di un pubblico partecipe e incuriosito“Per il cinema italiano”, il Festival ospitato nelle magnifica cornice di Bari fino al prossimo 17 gennaio. Organizzata da Apulia Film Commission e sotto la direzione artistica di Felice Laudadio, la kermesse parte decisamente in quarta con l`affollata lezione di cinema di Sergio Rubini, attore e regista legato alla Puglia dalle sue origini e dalle sue opere, che trovano in queste terre qualcosa di molto più di un`assolata location. “Custodite con fierezza e con orgoglio questo evento, perchè può servire a questa città , un tempo davvero al centro del mondo del cinema”, ha esordito uno degli autori contemporanei più interessanti del panorama italiano, introducendo un tema centrale nell’edizione 0 di questa rassegna, vale a dire la “riscoperta”. Un ritorno alle origini che ha qualcosa di irrazionale e profondamente affettivo, ma anche quella grinta che deriva dalla consapevolezza di poter tirare fuori molto di più da questo sud ignorato o bistrattato, ma comunque fonte di ispirazione per l`intera cinematografia nostrana.

Così Rubini ha ribadito quanto sia “impossibile e non auspicabile” sbarazzarsi delle proprie origini, operazione che condurrebbe al rischio di “perdere la memoria, e perdere la memoria significa non essere”. In questo non c`è nessun campanilismo, anzi: “per me la Puglia non è un santino, una figurina. Come ogni rapporto d`amore, è molto più complesso, dialettico, conflittuale. A volte penso che dovrei smetterla, andare a girare a Helsinki, e invece mi ritrovo qua”, nei luoghi che – assicura il regista – continuano ad essere lo scenario del suo inconscio, il teatro di posa dei suoi sogni. Il ritorno però è sempre ambiguo, ha dei lati oscuri, proprio come mostra il suo penultimo film “La Terra”, riproiettato stamattina al Kursaal di Bari in apertura del festival. Appare pretenzioso, spiega tuttavia Rubini, cercare di scindere il bello dal brutto, facendo finta che non siano connessi in maniera profonda. Nelle radici, in fondo, sembra esserci anche un forte risvolto sanguigno, irrequieto e non sempre gradevole, di cui gli artisti che vivono raccontando storie non possono non nutrirsi.

C`è però una cosa che del sud Rubini vorrebbe assolutamente emendare, secondo lui riassunta nell`espressione locale “addo` ne` cca` dda sci`?” (traducibile grosso modo con “ma dov`è che vuoi andare?”): un modo tutto meridionale – o forse proprio italiano – per reprimere ogni anelito di cambiamento; “un`iniezione letale”, come la definisce l`attore e regista, che si diffonde attraverso l`arma invisibile del controllo sociale. Un approccio alla vita portatore “di un fatalismo tragico e paralizzante”, a cui Rubini sovrapporrebbe subito un bel “vai pure, dai, cambia!”, perchè “bisogna accettare che chi ti sta di fianco faccia il suo viaggio, e magari al ritorno porti qualcosa di nuovo, che può arricchire anche te”.

“Per il cinema italiano” si conferma dunque un festival che parte dalla Puglia per andare lontano, verso la riscoperta delle potenzialità artistiche di un territorio e di un paese troppo spesso imbrigliati dalla politica e dagli ostacoli di varia fattura costantemente posti sul cammino delle idee e delle forme nuove.