La rugiada che anima i ricordi del mondo
27/03/09 – Un uomo etiope lascia il paese dove è emigrato per studiare medicina, la Germania, e fa ritorno nella sua terra natale. Ha attraversato gli anni `70, intrisi di politica e attivismo, e ha costituito il suo mondo pieno di ideologie. Almeno fino al momento cruciale del ritorno in Etiopia (il classico Nostos), dove la dittatura marxista e repressiva di Mengistu ha modificato i suoi ricordi di ragazzino, rovinandoli. L`africano Anberber è spiazzato e disarmato di fronte alla situazione del proprio paese. Da intellettuale outsider, deve necessariamente prendere coscienza alla svelta dello sradicamento dei valori sociali e umani delle proprie radici. Ha il sogno di usare la sua medicina, portata dall`Europa, per alleviare i dolori degli etiopi, ma deve fare i conti con lo scoglio militare, che strumentalizza la scienza per fini politici. Non riesce a trovare neanche più ristoro nelle proprie zolle di terra, martoriate da scioccanti violenze. Il suo dilemma umano si consuma nell`estrema difficoltà di andare avanti, di rimettere in sesto i frammenti della propria esistenza all`interno di uno scenario di ribellione e militarismo.
A colpire è, prima di tutto, l`eccezionale contrapposizione tra il cinema americano, di cui Gerima si è servito per consolidarsi come regista (ha studiato presso la californiana UCLA) e di cui ha arricchito anche la didattica (ha insegnato alla Howard University), e il suo cinema, sempre di lotta sociale, di faticoso atto creativo: come dice lui stesso, d’altronde, Teza non è cinema fast-food. Teza, in effetti, è strutturalmente difficile, ha un`impalcatura complessa, ma nonostante il “disorientamento temporale” – fondamentale per quello che si narra – le 2 ore e mezza di pellicola non creano in chi guarda spossatezza visiva e mentale; scorrono molto bene, grazie a un tessuto fluido e chiaramente compatto. Risultato difficile trattandosi di materie così importanti, laddove sarebbe arduo per chiunque avesse vissuto nell`Etiopia di quegli anni, ordinare i propri pensieri e le proprie suggestioni.
Qui si è ben al di sopra di annotazioni, di commentari visivi: tutto ciò che si vede nel film è vissuto, lo si ha nel DNA. Nessun altro avrebbe potuto girarlo così. Non per nulla il punto di vista del protagonista, Anberber, è chiaramente quello del regista stesso, allontanatosi dal suo villaggio per accontentare i genitori che lo volevano medico. Il montaggio è veloce, procede per contrapposizioni graduali. Alterna il ricordo degli anni `70 a Colonia (mentre in Etiopia regnava ancora Selassiè), al presente del ritorno nella Addis Abeba del 1990, dominata dalla tirannia di Mengistu. Scena importante da tenere a mente per sempre per la poetica del cinema di Gerima, simbolo anche della sua stessa vita, è quella del granaio crepato da una miriade di fessure, da cui fuoriescono copiosamente chicchi di grano: un uomo cerca di tappare quei buchini riempiendoli di fogli avvoltolati e presi da un libro, metafora universale dell`intellettuale che non può nulla davanti al disastro sociale. In fondo l`incubo di Anberber è anche quello del regista medesimo, che proprio per questo riesce a catturarlo tecnicamente anche nella sua sfaccettatura più intimistica. Così Teza, quella rugiada che anima i ricordi del mondo (in questo caso etiope, ma penso appartenga a tutti) è preservata.
(ALEX DE` LA ROSA)
Titolo originale: Teza
Regia: Hailè Gerima
Cast: Aron Arefe, Abiye Tedla, Takelech Beyene, Teje Tesfahun, Nebiyu Baye
Genere: drammatico
Durata: 140′
Produzione: Etiopia, Germania, Francia 2008
Distribuzione: Ripley’s Film
Data di uscita 27 marzo 2009
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