3/19 di Soldini: elaborare per rinascere

Il nuovo lungometraggio di Silvio Soldini, in sala dall'11 novembre, metta al centro una donna di successo, una donna "da piani alti" che si metterà in gioco, scendendo ai piani bassi per prendersi cura di "3/19" e conoscersi davvero e avere, forse, un nuovo futuro. La nostra intervista, in esclusiva, al regista e sceneggiatore.
Intervista a Silvio Soldini a cura di Giovanna Barreca

“Prima di tutto ho scritto due personaggi da far scontrare e da questo scontro scaturisce la storia del film” afferma Silvio Soldini per raccontare la genesi di 3/19, il suo nuovo lungometraggio, nelle sale dall’11 novembre, scritto con Doriana Leondeff e Davide Lantieri.

Una storia che si concentra su temi attuali come: il destino, l’identità, la memoria, i forti contrasti umani e simbolici, l’amore, l’elaborazione di più lutti, la paura, il rapporto con il tempo.

I due personaggi principali sono Camilla Conti (avvocato di successo della finanza milanese) che incontra indirettamente, un “ultimo” (come lo definisce oggi la società), un giovane iracheno giunto in Italia clandestinamente per fuggire a torture e morte certa.

All’inizio, il ritmo della storia fa pensare ad un thriller. Camilla Conti (Kasia Smutniak) immersa nel mondo delle multinazionali, in affari da milioni di euro, dopo un corsa sotto la pioggia, viene investita da un motorino e sia il conducente, sia il passeggero del motociclo, per cercare di evitarla, cadono. Il primo scappa via e il secondo resta, come lei, riverso a terra fino all’arrivo dei soccorsi. La pioggia torrenziale, che cade all’alto verso il basso la colpisce ed è come se, metaforicamente, da quel basso non si rialzasse. Pur tornando la notte stessa nel suo ufficio per chiudere un importante affare (ufficio dai piani alti, dall’alto dal quale guarda sempre tutto ciò che la circonda), da quel pezzo d’asfalto sembra non essersi realmente mossa perché cerca di capire chi sia il giovane del motorino riverso a terra a pochi metri di distanza, perché l’amico sia scappato, perché il giovane muoia senza nessuno in grado di identificarlo e dargli una degna sepoltura. Per tutto il film è come se cercasse di afferrare la mano del giovane, come non potè fare quella notte.

Camilla non è, come pedone, responsabile di quanto accaduto ma da quel tentativo di elaborare il lutto per il giovane, inizierà il tentativo di elaborare un lutto più profondo, avvenuto prima dell’inizio della sua carriera come donna di successo e come madre assente. Un lutto che forse l’ha portata ad essere sempre di corsa, sempre dedita al lavoro perché il resto era più difficile da affrontare. Ma capirà che solo elaborando quella perdita potrà pensare ad un futuro diverso.

In questo viaggio interiore non può accompagnarla il compagno Maurizio (Paolo Mazzarelli) che non è minimamente scosso da quanto accaduto alla donna e che la invita a “non pensarci più” ma ci sarà Bruno (Francesco Colella), impiegato comunale dell’obitorio dove viene portato il giovane iracheno; un uomo che tutti i giorni fa i conti con la morte e ne trae nuova forza per apprezzare di più la vita. (Bruno conosce il piacere di una pedalata domenicale all’aria aperta che Camilla non si è mai concessa).

Abbiamo iniziato l’intervista con il regista Silvio Soldini dal respiro di Camilla che apre il film e che ci aiuta a conoscere un suo aspetto interiore, prima di conoscere la donna avvocato, per poi analizzare con l’autore l’uso degli spazi di una Milano verticale (almeno all’inizio) e delle scelte stilistiche di messa in scena con l’uso di uno schermo lungo e lenti anamorfiche per limitare la profondità di campo e ottenere un effetto sfuocatura che era importante per il film. Scelte nate con il direttore della fotografia Matteo Cocco.

3/19 è coprodotto da Lumière & Co. e Vision Distribution.

giovanna barreca