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21/04/10 - Nel quarto secolo dopo Cristo ad Alessandria d’Egitto, Ipazia è filosofa e astronoma, che istruisce...

Scienza e cristianesimo secondo Amenábar

21/04/10 – Nel quarto secolo dopo Cristo ad Alessandria d’Egitto, Ipazia è filosofa e astronoma, che istruisce allievi di qualsiasi censo e credo, persino il suo schiavo Davo. Amata da quest’ultimo e dal futuro prefetto Oreste, la donna non può pensare ad altro che ai suoi studi e al potere della conoscenza. Ma il declino del mondo pagano e con esso la libertà di pensiero culturale causato da un sempre crescente potere di movimenti religiosi estremisti e ciecamente intolleranti, fra i quali si distinguono i paraboloni – un gruppo di cristiani – per particolare violenza e crudeltà (tanto da essere gli autori della distruzione della più ricca biblioteca del mondo antico), porteranno alla distruzione della saggezza del paganesimo e a tacciare la brillante donna di eresia fino alla sua inesorabile e tragica fine.

agoraDopo tante polemiche e pressioni da parte della Chiesa per non distribuirlo, il nuovo film di Alejandro Amenábar esce (finalmente) in sala in uno dei momenti storici di maggior impopolarità per il papato. Il regista ancora una volta sorprende il pubblico con una pellicola molto differente dalle precedenti, con le quali ha però in comune l’essere alla base di polemiche mediatiche per i temi trattati. Infatti, dopo aver raccontato la vita dopo la morte nell’orrorifico The Others e l’eutanasia nell’intimista Mare dentro, in Agorà è la storia del cristianesimo ad essere alla base di una critica culturale e intellettuale. Attraverso la vicenda di un personaggio storico come quello di Ipazia, tanto coraggioso da rifiutare l’accettazione di una fede di comodo che non condivideva, il regista riconduce dall’oblio la figura di una donna seppellita da una cultura dominata dall’etnocentrismo cristiano, capace di insabbiare le sue malefatte e i suoi “veri” martiri per fare posto a reliquie e santi di dubbia moralità, come il vescovo Cirillo, divenuto santo e dottore della Chiesa e resosi autore di morte e distruzione di culture e popoli che non riusciva ad assoggettare al proprio dominio. Questo viene raccontato a lungo nella narrazione della pellicola, che predilige e sviluppa fino in fondo la sua tesi anticristiana, ma lascia in superficie molte delle tematiche messe in evidenza. Infatti, se Ipazia dovrebbe essere la figura centrale nel rapporto fra scienza e politica, identità religiosa e femminile, con l’incedere della narrazione Amenábar si dimentica quasi di lei fino a renderla trasparente. Il problema della sceneggiatura è il concentrare solo nella prima parte la forte indipendenza di una donna capace di trasmettere il proprio senso di libertà e cultura riversandola nella fede per la scienza, mentre nella seconda parte mette in luce la violenza di un cristianesimo crudele, ignorante e coatto. Questo determina quasi uno scollamento, una spaccatura fra la figura della donna, che si oppose a tale forma di totalitarismo, e il governo vigente dopo il famoso editto di Costantino rendendo così il film poco fluido e privato della compattezza necessaria. Così, l’incontro-scontro tra il mondo di Ipazia e quello dei parabolani nel tragico finale sembra paradossalmente privo di contesto. Una donna che è stata fatta a pezzi, scarnificata, massacrata da dei fondamentalisti perché ritenuta pericolosa a causa delle sue idee, certamente non pensava “solamente” a scoprire la vera conformazione dei pianeti e del cosmo, ma anzi aveva delle idee politiche ben precise, che nel film zoppicano nel venire alla luce.

Ciononostante, la critica feroce nei confronti del cristianesimo tout court e del suo fanatismo becero e arrogante, privo di rispetto per culture diverse e magari più complesse, fuoriesce perfettamente. Attraverso una regia calzante e un ritmo serrato nelle scene di massa, l’autore predilige lunghe carrellate, riprese a piombo che sottolineano il decadentismo causato da una forma religiosa che ha paralizzato per secoli il progresso e cercato con tutti i mezzi di privare i suoi discepoli della possibilità di poterla mettere in discussione in quanto incentrata su dogmi e regole precise. La produzione è costosa, sontuosa e messa a punto per un progetto interessante che mette in luce uno degli episodi storici più importanti dell’antichità e parimenti dimenticati per ovvie ragioni. Lodevole nel suo intento, altalenante nella sua realizzazione, semplicistico in alcune teorie, eppure di forte potenza visiva e intellettuale e agghiacciante per la sua profonda attualità.

(ERMINIO FISCHETTI)

Titolo originale: Agorà
Produzione: Spagna 2009
Regia: Alejandro Amenábar
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhom, Michael Lonsdale
Durata: 128′
Genere: avventura
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: venerdì 23 aprile 2010

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