Angèle (Clotilde Hesme) è una che sa quello che vuole e come ottenerlo, almeno così crede. Appena uscita di prigione, dove ha scontato due anni di reclusione per via dell’incidente che è costato la vita al marito, Angèle concede il suo corpo ad uno sconosciuto in cambio di un nuovo modello di G.I. Joe, dono destinato a suo figlio. Il bambino è ora affidato alle cure dei nonni paterni e per riprenderselo Angèle ha un piano: sposare un uomo con una casa e un lavoro sicuro. Grazie ad un’inserzione su un giornale, la ragazza incontra Tony (Grégory Gadebois), un corpulento pescatore che ha da poco perduto suo padre in mare. L’esito del loro primo incontro non promette nulla di buono: Tony non è in vendita e se Angèle lo desidera veramente dovrà sedurlo, giorno dopo giorno.
Passato inspiegabilmente in sordina alla Settimana della Critica di Venezia 2010, Angèle e Tony di Alix Delaporte è un vero gioiellino da non lasciarsi sfuggire. La regista, qui alla sua prima prova nel lungometraggio, proviene dal mondo del giornalismo televisivo e questa sua esperienza riesce senz’altro ad aggiungere qualcosa al film, che si struttura come una sorta di reportage su due individui tormentati e alla perpetua ricerca di qualcosa o, forse, semplicemente l’uno dell’altro. La sceneggiatura, priva di eventi forzatamente drammatici, segue il ritmo naturale ed incalzante di una seduzione, intrapresa da chi (Angèle), in tutta evidenza, non conosce le regole dell’amore né della tenerezza. Si tratta dunque della graduale messa a nudo di due anime, indurite da un aspro percorso di vita, ma segretamente bramose di affetto. Al centro della scena troviamo una coppia di interpreti di grande spessore e sensibilità, l’ottima Clotilde Hesme (già protagonista di Les amants réguliers di Philippe Garrel) e Grégory Gadebois, attore della Comédie Française. Entrambi calzano alla perfezione i loro ruoli e guidano lo spettatore sui territori impervi di una Normandia inedita e sospesa nel tempo, in attesa che si manifesti la soprendente epifania di un amore.
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