Belli e indipendenti

09/03/12 - Il cacciatore di anatre di Egidio Veronesi al Sudestival. Intervista con l’autore che ha diretto una storia sulla memoria dell’Italia anni '40.

Belli e indipendenti – Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura di Giovanna Barreca

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a:

  • il regista Egidio Veronesi
  • Avendo seguito diverse proiezioni del Sudestival si può affermare che la buona selezione dei film ha permesso non solo di apprezzare gli aspetti stilistici di alcune delle pellicole più interessanti della stagione cinematografica in corso, ma ha consentito anche, attraverso la presenza degli autori e di tematiche socio-politico-economiche importanti, di sviluppare riflessioni con cittadini-spettatori che vogliono essere sempre più consapevoli e informati. Il cacciatore di anatre di Egidio Veronesi che verrà presentato stasera in concorso al cinema Norba di Conversano, sicuramente è un film che spingerà gli spettatori a diverse riflessioni sulla vita nelle campagne ai tempi dei nostri nonni e bisnonni. Nel film abbiamo uno spaccato della vita nel basso modenese e mantovano dove, come in altre zone rurali, gli eventi storici, per quanto tragici, toccarono in maniera marginale la quotidianità; le difficoltà erano legate al lavoro, il ritmo delle giornate era scandito dalle faccende legate agli animali da accudire e alla terra da coltivare. I quattro protagonisti del film sono uomini che cercano di vivere in maniera spensierata, pur coltivando le proprie ambizioni: c’è chi vuole lasciare la campagna e vedere il mondo per evolversi attraverso il viaggio, chi vuole iniziare tale percorso attraverso la rivalsa (“Voglio diventare sindaco” afferma Gino), chi, come Mario, ‘offrendo’ il sapere e quindi un futuro diverso alla figliola. Quest’ultimo, sposatosi molto giovane, nonostante le ristrettezze economiche riesce, attraverso l’acquisto di un pianoforte, a piantare un seme per la crescita intellettuale e sociale della sua prole. Dalla ricerca di un guadagno facile (un signore francese arriva in paese per cercare un tesoro lasciato da un soldato di Napoleone e i quattro cercano di sottrarglielo) e dall’arrivo della guerra, principierà una serie di disavventure che porranno fine alla maggior parte dei sogni di Loris, Gino e Oreste. Solo Mario, a piedi nudi accanto alla figlia, al termine della guerra, ritroverà un’armonia interiore, un nuovo e più maturo rapporto con la terra e con se stesso.

    Nell’intervista che ci ha rilasciato, Egidio Veronesi affronta anche il tema relativo al progetto “Reminiscenza”, nato dalla collaborazione del regista con la AUSL di Modena, in cui le immagini del film vengono usate negli ospedali per la cura non farmacologica dei malati di Aizheimer. Tutti gli elementi nel film servono per aiutare gli anziani a ricordare il passato e sviluppare un processo in esso. Quindi è evidente il valore dell’opera nata, come ci racconta il regista – anche sceneggiatore e fondatore dell’Associazione Novantaseidoci di Massa finalese, produttrice del film – grazie agli sforzi e alla passione di circa 500 volontari. Importante la ricerca di oggetti veri dell’epoca perché la rievocazione storica fosse davvero utile e perché l’intento anche documentario fosse sostenuto dalla possibilità di inquadrature – inserti – che potessero mostrare agli spettatori gli spazi in cui i personaggi agivano. Non ci si può sottrarre all’analisi filmica e sottolineare che stilisticamente il film ha seri problemi registici e di fotografia in primis. Inoltre, avvalendosi di solo personale volontario di associazioni, compagnie teatrali amatoriali anche per la messa in scena i tempi attoriali sono tutti sbagliati soprattutto tra i comprimari che ostacolano il flusso omogeneo che le immagine dovrebbero avere. Veronesi potrebbe continuare a scrivere storie per scavare oltre la superficie delle cose e degli avvenimenti storici per mostrarci come si può parlare di noi usando il passato ma, pur scegliendo sempre progetti low-budget, avvalersi di tutti gli strumenti tecnici e professionali che il cinema può e deve utilizzare.

    La rubrica sul cinema indipendente è anche attenta ai nuovi modi di fruizione dei prodotti audiovisi e quindi invitiamo tutti a vedere A casa non si torna, storie di donne che svolgono lavori maschili di Lara Rongoni e Giangiacomo De Stefano, on-line sul sito de Il Fatto quotidiano (www.ilfattoquotidiano.it/acasanonsitorna) da ieri, Festa delle Donna. Un documentario sulle donne e progetto cross-mediale perché ognuno può crearsi il proprio percorso narrativo seguendo una storia piuttosto che un’altra di quelle raccontate dalle protagoniste su lavoro, precarietà, famiglia. Torneremo sul film, realizzato con il sostegno della CGIL, per l’uscita ufficiale il 4 aprile.