Belli e indipendenti

03/06/11 - Come salvare monosala e luoghi per vedere i film indie. Lo abbiamo chiesto a Michele Suma, esperto della realtà distributiva del Sud Italia.

Belli e indipendenti – Indagine sull’odierno cinema indipendente a cura di Giovanna Barreca

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a:

  • Michele Suma
  • Se nella Penisola si fa molta fatica a distribuire il cinema indipendente, a sud di Roma la presenza di sempre meno sale non legate a circuiti commerciali imponenti, rende la situazione davvero tragica per quelle piccole opere che non hanno la possibilità concreta di trovare un luogo fisico, una sala, per essere viste. Per questo abbiamo voluto intervistare Michele Suma che attraverso il Sudestival, si è trasformato in una mosca bianca e preziosa: in tutta la provincia barese porta sia nel periodo invernale – con proiezioni in sala – sia d’estate con le “prime sudestival”, in arene all’aperto, film realizzati con low budget da autori italiani sempre più apprezzati dalla critica cinematografica ma che non vengono distribuiti nelle multisale del territorio. Come ci ha rilevato, spesso i film che mostra al festival, non solo arrivano in prima visione nella zona, ma poi si trasformano purtroppo in veri e propri eventi perché non vengono ulteriormente replicati. Visti i numeri importanti di spettatori a proiezione che totalizza il festival itinerante, è evidente che il problema vero non sono gli spettatori e quindi la mancanza di un pubblico interessato. Il problema in fase distributiva, ed è un aspetto che non abbiamo ancora analizzato nella nostra indagine, è la ridottissima percentuale di monosale che oggi può sopravvivere con una gestione fuori dalle grandi logiche del mercato. Nelle multisale oggi sono presenti operatori-dipendenti di catene commerciali. Le sale cittadine gestite da associazioni culturali, critici cinematografici, operatori culturali – viste le difficoltà che il mercato sta affrontando – hanno serie difficoltà a sopravvivere. In questo modo non solo spariscono le sale dei centri storici ma spariscono anche gli operatori che prima di altri, attraverso la partecipazione ai festival e la scelta personale di determinate pellicole, potevano decretare il successo o comunque anche solo la visibilità di determinate pellicole.

    Fu un caso da prima pagina della sezione spettacoli, l’operazione del cinema Mexico di Milano che tenne l’allora sconosciuto Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti, in programmazione per oltre 8 mesi decretandone il successo che poi si ‘propagò’ come un virus sano in tutta Italia, anche grazie ai premi che il film iniziò a collezionare. L’operatore milanese, Michele Suma e pochi altri, sono la dimostrazione che se il cinema indipendente vuole sopravvivere deve tornare ad avere operatori in grado di scoprirlo e portarlo coraggiosamente sul territorio che conoscono. L’interessante discorso che fanno in molti sul posizionamento di un target è inutile se non si riescono a trovare i modi perché il cinema sia ancora un’arte con un linguaggio che va insegnato e con luoghi che lo promuovano.