#CaFoscarishort: in concorso Migrants

Hugo Caby, Antoine Dupriez, Aubin Kubiak, Lucas Lermytte, Zoé Devise, cinque compagni di corso della Pôle 3D di Roubaix hanno realizzato Migrants, utilizzando metaforicamente gli orsi polari e gli orsi bruni per parlare dei migranti ambientali. La nostra intervista, in esclusiva a Aubin Kubiak.
Intervista a Aubin Kubiak a cura di Giovanna Barreca

Si può parlare del cambiamento climatico e delle migrazioni ad esso dovute con un linguaggio semplice, facilmente comprensibile anche a dei bambini, utilizzando gli orsi polari, forse la figura più iconica di questo tragico fenomeno?

Hugo Caby, Antoine Dupriez, Aubin Kubiak, Lucas Lermytte, Zoé Devise, cinque compagni di corso della Pôle 3D di Roubaix ci hanno provato con Migrants, cortometraggio in concorso all’undicesima edizione del Ca’ Foscari short film festival.

Attraverso un’animazione digitale,  viene narrata l’avventura di due orsi polari, una mamma e un figliolo fatti di lana (come se fossero pupazzi realizzati per una stop motion). Il piccolo, giocando, finisce su un pezzo di ghiaccio che si stacca e va alla deriva. Dopo un viaggio spaventoso di notte, con un mare molto agitato, i due si ritrovano su una distesa verdeggiante e molto luminosa. Sembra che abbiano trovato la salvezza perché il territorio è accogliente e pieno di bacche rosse di cui nutrirsi. In realtà gli orsi bruni che lo abitano non desiderano la presenza dei tanti orsi polari che –  a causa del cambiamento climatico e dello scioglimento dei ghiacci – si sono ritrovati, contro la loro volontà, a raggiungere la loro terra. Sono della loro stessa specie ma, prima li picchiano e poi li caricano su una chiatta per farli andar via, verso non si sa quale terra o quale destino. Nello sguardo triste della mamma e del figlio tutto lo sconforto e l’inquietudine per il rifiuto ricevuto e per il futuro incerto che li attende.

Nella nostra intervista il giovane e timidissimo Aubin Kubiak ci racconta il processo creativo e quanto tutto sia stato sviluppato all’interno della scuola francese dove gli studenti vengono incoraggiati a lavorare in team. Inoltre è stato interessante comprendere com’è nata la scena finale dove dall’animazione si passa ad una scena in live action con il pupazzo di lana che diventa reale, su una spiaggia, una delle tante del nostro mare.

Ringraziamo le studentesse Nina Savin (per la traduzione) e Ottavia Dorrucci (coordinamento/ufficio stampa).

giovanna barreca