Californie

Dal 21 aprile arriva al cinema Californie di Alessandro Cassigoli e Casey Kaufmann, dopo la vittoria del Label Europa Cinemas alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. La giuria lo ha definito: tenero, umoristico e a volte duro, ma anche positivo.
Intervista a Alessandro Cassigoli e Casey Kaufmann a cura di Giovanna Barreca

Dal 21 aprile arriva al cinema Californie di Alessandro Cassigoli e Casey Kaufmann, dopo la vittoria del Label Europa Cinemas alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. La giuria lo ha definito: tenero, umoristico e a volte duro, ma anche positivo.

Vi proponiamo qui la nostra intervista ai registi e qualche nostra considerazione.

 

Jamila avrà lo stesso destino di Irma? Quando in una delle prime inquadrature del film, all’interno di una palestra, la piccola Khadija Jaafari, 9 anni, bimba italiana con genitori marocchini guarda Irma Testa (oggi campionessa olimpica a Tokyo 2020) come un mito, in quello sguardo pieno di sogni e di tante aspettative per il futuro, lo spettatore viene rapito e sogna, forse per pochi minuti, di poter assistere alla nascita e alla realizzazione professionale di un’altra campionessa. Forse anche Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, quando hanno girato quella scena – proprio mentre giravano il documentario Butterfly su Irma Testa – hanno creduto e/o sperato fosse possibile e hanno iniziato a seguire Khadija per poi capire che le cose sarebbero andate diversamente.

Proprio per questo motivo, il film da puro documentario di osservazione si è trasformato in un film di finzione dal titolo Californie presentato in anteprima mondiale alla 78esima edizione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia, in Giornate degli autori.

In Californie Khadija interpreta la piccola Jamila che all’inizio si allena nella palestra di Irma a Torre Annunziata, va bene a scuola, vive con la mamma, la sorella e il papà e poi piano piano perde i punti di riferimento (la scuola, la famiglia che si divide con il padre che torna in Marocco per lavorare) e inizia a lavorare come parrucchiera a soli 13 anni. “Una narrazione che, alla vita della vera Khadija unisce quella di tante altre ragazze e di tante famiglie” precisa il regista Cassigli per spiegare com’è nato e si è sviluppato il personaggio di Jamila. Una scrittura che è nata dall’osservazione e che si è fatta guidare dalla realtà, cercando sempre e comunque la verità, senza mai dimenticare i luoghi, i paesaggi, gli abitanti del quartiere che sono parte stessa del racconto di una periferia dove si va avanti, con dignità, nonostante tutto.

Un film ricco di acume, con un nuovo slancio autoriale ricco di freschezza che fa tanto male perché racconta il fallimento di una società che non sa offrire ai bambini/adolescenti gli strumenti per crescere, che non gli permette di maturare un’educazione affettiva ma allo stesso tempo regala allo spettatore Jamila, il ritratto di una combattente che, nonostante tutte queste privazioni, nonostante abbia poche armi per affrontare il mondo, va avanti comunque con la sua vita, come la vuole e meglio come può sognarla.

Nella nostra intervista i due autori ci raccontano l’affascinante processo che ha portato al film e come anche la macchina da presa sia stata usata in maniera diversa nelle prima inquadrature, per poi legarsi di più alla messa in scena, mentre il film mutava per poi riuscire a trovare un’ottima omogeneità.

giovanna barreca