Con gli occhi dell’assassino

10/05/11 - Guillermo Del Toro produce un thriller confuso con la protagonista di The Orphanage. Risultato: un film in cui la psicoanalisi cozza con la sceneggiatura.

Guillermo Del Toro in veste di produttore di Con gli occhi dell’assassino, pararafrasa Shakespeare “Vedere o non Vedere”, fa eretici paragoni menzionando addirittura Hitchcock, poi diviene più realista parlando di giallo all’italiana. Ed è proprio a questo genere che si avvicina Con gli occhi dell’assassino, la pellicola diretta da Guillem Morales ed interpretata da Belen Rueda che già avevamo avuto modo di apprezzare in The Orphanage. La trama del film piuttosto sanguinolenta, che si avvicina alle pellicole di Fulci e Argento senza scomodare i grandi Sir del cinema britannico, narra le vicende di Julia (la Rueda piuttosto bravina che non raggiunge lo stato di grazia dei lavori precedenti) affetta da una malattia degenerativa della vista viene a conoscenza del suicidio della sorella gemella. Incredula di fronte ad una notizia, decide di recarsi sul posto per indagare di persona. Il tempo corre via velocemente ed ogni shock emotivo comporta per la protagonista un abbassamento improvviso del senso già compromesso.

La regia presto ci fa capire, tramite la macchina da presa, chi sia l’assassino includendo ovviamente traumi infantili di quart’ordine svelati senza nessuna spiegazione convincente e soprattutto senza un impianto narrativo che funzioni davvero. Con molto della storia lasciato all’improvvisazione il film dovrebbe riscattarsi attraverso le immagini. E invece no, il nostro regista alla sua seconda prova ci affligge con aghi che punzecchiano pupille, coltelli cacciati in gola, morti inutili e anche inutili tradimenti. Per non parlare delle sue ossessione per le impiccagioni accompagnate da una non ben spiegata musica ricorrente. Ma questo potrebbe ancora passare se dal reale non si passasse al paranormale: l’immancabile vecchio dalla voce tremolante avverte Julia che l’assassino è un uomo che non si vede, quasi sfuggente ai nostri sensi e perciò molto pericoloso. Che vorrà dire? Non lo sapremo mai visto che il povero semi-veggente sarà trovato morto fulminato nella sua vasca da bagno. Con gli occhi dell’assassino è un thriller con molti punti oscuri che ha la capacità di non mettere in luce la bravura della protagonista, ma soprattutto non riesce a creare un’atmosfera di vera suspence. Altro passo aveva il Dario nazionale nei suoi anni d’oro, altre storie, altre epifanie. A lui permettevamo anche una sciattezza estetico-narrativa che adesso, con gli altri, risulta invece difficile da digerire.

LIA COLUCCI

Vai alla SCHEDA FILM