Corti d’argento, la selezione

26/03/12 - Tra i 12 film brevi selezionati dal SNGCI, si possono scorgere le tendenze del cinema italiano futuro, ma anche i limiti.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA a:

  • l’attrice Carla Signoris
  • l’attore Giorgio Colangeli
  • Il regista Neri Parenti
  • La cantante e attrice Malika Ayane
  • Il presidente SNGI Laura Delli Colli
  • I Corti d’argento, ossia i Nastri per i film brevi assegnati dal SNGCI a Cortina d’Ampezzo, hanno fatto il punto su quella che è la produzione cortistica del nostro cinema, un momento importante per verificare gli indirizzi della nostra produzione dato che il cortometraggio, al di là di distribuzioni e festival, è la prima palestra su cui i nuovi registi si muovono.
    Prima occhiata sui corti d’animazione, tutti e 3 provenienti dal Centro Sperimentale di Torino ma non solo. Si nota in primis la propensione alla sperimentazione artistica: Achab di Deiana, Lodovichi, Pierini e Tripepi rilegge gli ultimi istanti della lotta tra il capitano e Moby Dick con un finale inaspettato e speranzoso che fa anche sorvolare sulle difficoltà dell’animazione computerizzata, mentre Dell’ammazzare il maiale di Simone Massi è poesia visiva e poema naturale, è pastello, matita e colore che raccontano la fine di un maiale e la sua paradossale umanità. Sorprende per paradosso, quindi, che a vincere sia il più “fruibile” Training autogeno di Astutillo Smeriglio, che racconta con sfacciato e lunare umorismo i momenti squallidi di un amore: ma l’uso dell’humour è spesso folgorante.

    Nei corti di fiction, invece, si nota come sempre il fiume carsico della commedia: i funerali a quattro stelle in Basilicata (terra che il cinema ha fatto risorgere) in Stand by Me, l’ascensore rapido e lentissimo di Count Down, l’impossibile parcheggio in Sotto casa che da mesi spopola sul web. Ma anche la voglia rinnovata di parlare con forza non solo della realtà, ma anche della nostra storia: i migranti che muoiono tra le reti dei pescatori nella Decima onda, i ricordi partigiani di Nonna si deve asciugare, l’incredibile rivolta di Rosarno di A Chjana, Francesca Mambro e la sua ultima vittima in Uno studente di nome Alessandro.
    Fa macchia, sorprende e meritatamente vince Il respiro dell’arco di Enrico Maria Artale, ode al corpo, al respiro, alla mens non troppo sana che spesso si nasconde in un corpo fin troppo sano. Ma che non nasconde invece un talento genuino, uno dei più puramente filmici scoperti in questa variante corta dei Nastri d’argento.

    EMANUELE RAUCO